La Gazzetta dello Sport titola a pagina 43: «La rincorsa continua». E ancora: «Davies show. Terza di fila, Milano fuori dal tunnel».
Paolo Bartezzaghi attacca così la sua cronaca del match: «La terza vittoria consecutiva in Eurolega è una conferma che la notte è alle spalle e la rincorsa ai playoff è ancora possibile. Il successo di Belgrado e la rimonta con Monaco hanno rotto un incantesimo, oltre a fermare quella striscia di 9 sconfitte di fila che avevano relegato Milano all’ultimo posto».
Bella vittoria, molto concreta, di una squadra che sa di potere vincere, sa di potere segnare, e finalmente lo fa.
Ovviamente è cambiato qualcosa, ma non è facile dire cosa, anche perché mi sembra che il processo di trasformazione sia ancora in atto, quindi non è ben definito, è in sviluppo.
Davies e Baron stanno giocando alla grande, qualche volta alla grandissima, Hall sembra aver capito che anche in un ruolo non suo, se ci mette aggressività può essere molto utile alla squadra. Attacca quindi, e gli riesce di creare vantaggi.
La soluzione di alternanza delle tre guardie – Hall, Baron, Naz – che è stata trovata per sopperire alla mancanza del play, comincia a funzionare, anche se non è ideale per le partite di alto livello che verranno, ma del resto è obbligata.
Comincia a funzionare perché è stato recepito il mandato di essere aggressivi, di metterci tanto del proprio per provare a creare vantaggi, e cavolo, se Baron ha capito! 😀
Secondo me non bisogna assolutamente sottovalutare il ruolo di puntello fondamentale che ha Cabarrot in questo nuovo assetto.
Per me infatti è stato ed è lui che permette ai tre di muoversi con più efficacia.
Con la sua energia e intraprendenza, certo, a volte caotica e disordinata, ma sempre forte di energia, quindi di spazi conquistati e di permettere agli altri di rifiatare dal peso di un ruolo non loro, soprattutto mentalmente.
Energia che prima di lui non c’era.
I due aspetti del valore assoluto di Davies quindi cominciano a collimare: da una parte quello di punta che non può essere lasciata sola in post alto perché letale nel tiro, e quindi punta in grado di aprire il gioco per gli altri – da quante gare è il primo assist man? -, dall’altra gli spazi creati dall’aggressività ragionata degli esterni gli permettono di ricevere di più e meglio, e il ragazzo quindi può brillare della sua luce preziosa.
I risultati seguono.
Di certo però secondo me si può dire che questa squadra non ci lascerà più amareggiati. Sconfitti magari, ma non senza parole.
Adesso vediamo fino a che livello dell’eccellenza europea la trasformazione in atto riuscirà a mordere.
Perché gli arrivano i nostri non sarà prima di cinque, sei settimane.
Mi sembra, quella di oggi, una squadra che certamente non è risolta, una squadra che deve essere sempre aggressiv, tanto in difesa quanto in attacco, per funzionare; appena intensità e ritmo calano, i nodi del playmaking vengono al pettine e si va incontro a momenti di assoluta sterilità; aspettando Godot, bisogna far si che questi periodi in un match siano sempre più di breve durata
TLC, energia e intraprendenza, ma anche irruenza e confusione ed un pizzico di presunzione, come giocatore non mi sembra cosi intelligente, tagli a parte, nel leggere ciò che accade in campo, come quando, testa bassa, si incaponisce in azioni personali senza costrutto e il tiro da tre non entra, insomma, eufemisticamente, può migliorare