Non cadere nelle provocazioni e accettare lo scontro fisico: ecco la ricetta per Podgorica

Il giorno è arrivato. Oggi, alle ore 18.45, l’Olimpia Milano farà il suo esordio in EuroLeague a Podgorica. Terra di calcio, ha dato i natali a Dejan Savicevic, terra di basket, perchè qui ha preso il via anche la vita di Nikola Mirotic, nazionale spagnolo e ala dei New Orleans Pelicans. Eppure l’EuroLeague mancava da 15 anni. Ci è riuscito Aleksandar Dzikic, 47 anni di robusta presenza, certamente uno dei coach decisivi nella crescita di Nemanja Nedovic. Lui ha messo fine al dominio triennale della Stella Rossa in Aba-Liga.

L’Olimpia è partita nel tardo pomeriggio di mercoledì con un volo charter, che permetterà il rientro in Italia già venerdì sera. Un’ora e mezzo di volo, con Curtis Jerrells al seguito, anche se il minutaggio del play USA sarà tutto da definire, con lo stesso Simone Pianigiani a confermare come: «In EuroLeague non possiamo fare esperimenti». Il giocatore ha ripreso ad allenarsi con i compagni lo scorso fine settimana, iniziando un lavoro a pieno ritmo solo martedì. A suo favore, i 10’ concessi a Simone Fontecchio in campionato contro Brindisi.

Buducnost, che non ha iniziato al meglio la stagione. Dura lezione dalla Stella Rossa in Supercoppa, dura lezione dalla Stella Rossa anche in Aba-Liga, con il 71-87 di domenica (11 punti e 12 rimbalzi di Omic, 11 di Gordic con 6 assist, 10 di Ivanovic).

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Da queste parti è cresciuto anche Vladimir Micov. Ambiente in stile slavo, per un’arena che sarà terra di sofferenza per molti, il Moraca Center recentemente ristrutturato. Il tutto in un assetto difficilmente prevedibile, con un coach di rinomata comprensione del gioco. In campo, la leadership di Gordic e la difesa di Craft (ex Trento) in regia, l’atletismo e la pericolosità dall’arco delle ali Clark e Clarke, la volontà di affermazione ad alti livelli del realizzatore Edwin Jackson. Da non dimenticare sotto canestro, il «sempre atteso» Alen Omic, che a 26 anni deve superare lo scoglio della «giovane promessa».

«C’è un ambiente simile a quello di Belgrado prima di tutto – l’analisi di inizio settimana di Simone Pianigiani – c’è un popolo che attende il ritorno in EuroLeague da tempo, dovremmo essere pronti a combattere davvero. Hanno un roster molto profondo, con tanta intercambiabilità, assetti da tre guardie o due play, o con Coty Clarke da 3. Il tutto in un reparto lunghi con giocatori pericolosi da fuori, e altri più stanziali».

Appunto, illeggibilità. Tanti i tranelli che preparerà Dzikic, che non ha particolari emergenze in roster. Quali armi per l’Olimpia? La serenità e la propensione alla battaglia. Cadere nelle provocazioni, non accettare il confronto fisico, intestardirsi nell’uno contro uno e nella soluzione individuale, che è nemica della transizione: questi sarebbero gli ingredienti della sconfitta. Meglio fare il contrario.

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