Il tarlo, la pressione: Milano può perdere ma… Milano, questa è la tua occasione! E Simone Pianigiani ha scelto

E’ l’ora di dimostrare. Per dirla alla «Pancotto» di resettare, ripartire, rinascere. Ma soprattutto di cambiare sguardo e approccio. Iniziano i playoff per una Milano che non è mai crollata, ma che non ha neanche mai convinto, e di fronte a lei c’è la storia, e soprattutto il punto più basso della stagione.

L’Olimpia Milano di oggi, inutile girarci intorno, può anche perdere. Per la prima volta, dopo quattro anni, non è più prima del «seeding», favorita per il successo finale, pasteggiatrice di un primo turno in cui l’avversario può anzi tenere botta. Via la forchetta, su le maniche, perchè Cantù è anche e soprattutto un’occasione: fronteggiarsi con la pressione, interrogarsi sul tarlo. Questo derby pare essere trappola ma, come tutte le trappole, anche ostacolo che, se aggirato, potrebbe improvvisamente mettere in discesa tutto il cammino. La testa. La testa.

Simone Pianigiani, dal canto suo, ha fatto una scelta. Quel che non fece Jasmin Repesa nel suo primo anno (alternando nel turnover McLean con Sanders e Jenkins, prima di prendere una strada decisa solo dopo le prime tre gare con Venezia), salvo inchinarsi all’imprevedibilità degli infortuni nella stagione successiva. Jordan Theodore sarà il tredicesimo uomo, Amath M’Baye il quattordicesimo. Gerarchie chiare, certamente anche figlie della lacuna mentale di una squadra che ha disperato bisogno di reiterate certezze.

Contro Cantù il tutto potrebbe anche avere un senso. Andrea Cinciarini, e un Curtis Jerrells in modalità «2014», possono alzare la pressione a tutto campo (cosa impossibile con l’ex Banvit), e soprattutto aggirare gli isolamenti imposti dalla strategia di Sodini, perchè meno innamorati del pallone e della giocata personale. Senza Theodore, insomma, si perde in talento, ma si dimezza anche l’agonistico egoismo.

E Cantù. Una bella storia, sorprendente non tanto per il talento, quanto per la capacità di normalizzazione della gestione Sodini. Chiaro che il tutto sia anche merito di Dmitry Gerasimenko, evidentemente capace, dopo qualche difficoltà, di far giungere a tutti i promessi liquidi. Una squadra che può ricordare nelle sue geometrie basiche la Sassari di Sacchetti, corri e tira, spugna di emozioni ed esplosione di agonismo, quel che questa Olimpia è stata ben poco in stagione.

Christian Burns sarà arma tattica contro i centri di Milano: molto dinamico in attacco negli scambi con Charles Thomas, molto presente in difesa anche in marcatura diretta su Arturas Gudaitis e Kaleb Tarczewski. Forse, senza pensare troppo alle produzioni dei vari Jaime Smith e Randy Culpepper, la serie sta tutta qui.

Simone Pianigiani a Firenze fu accusato di essersi adeguato alla corsa di Cantù rinunciando ad un lungo. Ma Gudaitis e Tarczewski sapranno essere davvero fattori? Il sì, è figlio di una sola dinamica: servizi in attacco, cari Cinciarini, Goudelock e Jerrells. Solo con un adeguato rifornimento i limiti difensivi dei due lunghi diverranno un problema di poco conto.

Ps. Roster a piena disposizione per coach Sodini. C’è anche Andrea Crosariol, che nel girone di ritorno ha giocato in tutto 76’.

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