Milano è cotta, ma in Italia che pallacanestro si gioca…?

Domenica complicata se ami questo gioco. Fortuna che il weekend ha regalato la magia della “March Madness”, perché quel che si è visto cui campi di serie A è francamente difficile da digerire a livello tecnico ed estetico.

Sky o Raisport che fosse, comprensibilissimo l’imbarazzo dei commentatori nel cercare di giustificare quanto avvenuto durante le gare trasmesse a livello nazionale. Se poi ci si è imbattuti negli streaming o televisioni locali delle singole squadre, la faccenda si è ulteriormente aggravata.

Milano perde a Pistoia ed oggi non è una notizia, od almeno lo sarebbe in un contesto tecnico in cui gli interpreti rimasti agli ordini di Jasmin Repesa fossero in possesso di quelle qualità tecniche che permettessero di gestire momenti di grande difficoltà fisica come quello che stanno vivendo i milanesi. Considerate tutte le attenuanti del mondo, la cui lista ora potrebbe pericolosamente allungarsi se i problemi palesati da Kalnietis e McLean dovessero risultare pesanti, resta il fatto di una qualità di pallacanestro decisamente sconfortante per lunghi tratti. In questi casi le gare andrebbero indirizzate su binari chiari, dove poter gestire l’emergenza del momento. Oggi Milano non esiste soprattutto in attacco, spuntata dei migliori interpreti tra i titolari, Simon e Sanders, ed in panchina,  Fontecchio. Lo specchio della domenica milanese è una chiamata dell’incrocio sul post, ormai gioco abituale, in cui le due guardie tagliano al ritmo di una “vasca” in Montenapoleone: dura attaccare senza farlo. Intanto a Brindisi ha esordito Samardo Samuels, giubilato da queste parti a favore di Barac, Gani Lawal, Batista (e questo ci sta) e Raduljica, prima dell’arrivo di Tarcewski. Il quale giovane centro dimostra, per pochi minuti, quello che potrà essere: atletismo ed accettabile tecnica, soprattutto in un contesto di basket quale quello attuale. Andare oltre nei giudizi oggi sarebbe prematuro ed inutile. Una domanda diversa però sorge molto spontanea su Milano: perché giocare con Trento a meno di 48 ore dalla trasferta di Kaunas?

Pistoia continua a meritare un monumento, il cui soggetto è Enzo Esposito: una posizione tale in classifica, avendo in dotazione talento in misura così poco elevata è veramente un capolavoro.

La giornata si era aperta con un Caserta-Venezia che è stato attentato alle coronarie di chi si è innamorato di questo gioco in epoche precedenti, non necessariamente dorate. Venezia, da molti (sottoscritto compreso, se Tonut tornerà quello vero a breve) indicata come l’avversaria numero uno di Milano dopo le recenti addizioni di Stone e Batista, fornisce una prova a tratti imbarazzante per cifra tecnica. Caserta ha almeno l’attenuante di non essere partita per il vertice e di ritrovarsi in una maledetta situazione di denunce, repliche e polemiche generali che non fanno che aggravare la posizione della squadra, di suo in notevole difficoltà da quell’illusorio 7-3 iniziale. Lagunari che la vincono, gentile omaggio di un finale di gara bianconero oltre lo sciagurato, ma quanta poca qualità (13/35 da due contro il 12/32 Juve).

Quel che combina Cremona contro Sassari è perfino peggio. Ma ciò che emerge lampante dalla gara del PalaRadi è come gli ospiti, dopo il 10/13 da tre del primo tempo, fossero avanti di un solo punto. Vero che Cremona aveva risposto con 5/8, ma siamo al paradosso. Unica nota degna di sottolineatura, il successo sardo arriva con gli avversari oltre i 75 punti: evento più unico che raro, sebbene anche qui il periodo degli omaggi natalizi fuori stagione abbia giocato un ruolo fondamentale.

A Varese continua la serie di Caia, che domenica si giocherà una residua chance di Playoff nel derby. Capo perde un’occasione d’oro di aggancio ad Avellino, che ospiterà tra poco, ma si dimostra sempre viva, forse punita da quei 17 palloni lasciati agli avversari sotto il proprio canestro, unitamente ad 8 assist contro 18 perse.

Cantù entra in campo alla maniera di una gita scolastica a a Torino e la partita dura pochi minuti. Certo che con DJ White gli uomini di Vitucci sono un’altra cosa e la porta dei Playoff resta apertissima, a patto di trovare qualcosa lontano dal Pala Ruffini. 29 rimbalzi sono ben pochi per la Mia, attesa allo scontro decisivo con Varese per capire se una minima speranza di postseason esiste: servirebbe comunque ad entrambe un 5-1 assai complicato.

Trento regola una Pesaro che, come spessissimo, si scioglie in prossimità del traguardo. Buscaglia ora arriva al Forum quasi da favorito, considerato lo stato attuale milanese : il quarto posto potrebbe non essere soltanto un traguardo, ma un punto di partenza. Nulla di più meritato per l’ottimo coach, uno dei pochi a giocare una pallacanestro di qualità senza avere fenomeni a disposizione.

In serata andava in scena un interessante Brindisi-Avellino, con l’esordio di Samardo Samuels, che l’ultima volta che passò a queste latitudini dominò il campionato da MVP. 17 ed 8 in 16 minuti, compreso un 2/2 da tre non esattamente nelle sue corde, ed Avellino asfaltata senza pietà. Così passano sotto silenzio quei kg di troppo, parecchi, da smaltire subito se si vuole andare ai Playoff, visto il calendario complicato dei brindisini. La squadra di Meo a tratti è proprio “sua”: quello che poté fare questo basket, piaccia o meno, già lo si vide in passato. Ma attenzione: c’è molta più difesa, quella che fece fare il salto di qualità alla Sassari tricolore, sebbene in un contesto di talento inferiore ad allora. Certo è che 13/18 da tre aiuta… Irpini inguardabili, e non è la prima volta. Vero che manca Ragland, ma l’inserimento di Logan continua ad essere assai complicato, insieme al rendimento di Green e Leunen, che, se non li conoscessimo, penseremmo vicini al fine corsa. Complicato il lavoro di Sacripanti, molto più del previsto: poca qualità e trasferte a Venezia e Capo nelle prossime quattro. Primi  posti tutti da conquistare.

Questa sera Reggio Emilia attende Brescia, in una gara dall’altissima presenza di quegli italiani di livello tanto invocati da De Nicolao in versione sindacalista. Ecco, al playmaker reggiano mi fa piacere ricordare che ieri, seguendo Trieste-Virtus di LNP, ho avuto modo di  godermi il dominio incontrastato e decisivo di Alessandro Cittadini, che tra l’altro ritengo tecnicamente il centro italiano di miglior livello da parecchie stagioni, nonché  grande protagonista della promozione bresciana la scorsa stagione. Tutto molto bello, finché non ci imbattiamo nella carta d’identità del nativo di Perugia, che dice 2 gennaio 1979… A Milano si dice “muchela”. Ecco, smettiamola con la barzelletta degli italiani, perché i pochi buoni sono all’estero, e nemmeno tutti così forti visto dove ci hanno portato con la Nazionale, mentre qui sono rimasti pochissimi veramente di valore, con Pietro Aradori su tutti. Ricominciamo a lavorare sui settori giovanili, invece che invocare spazio per i  brocchi.

 

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