L’Olimpia Milano cade a Madrid per 94-89, chiudendo una serie di 2 vittorie in fila. Se oggi il record 15-15 pare potenzialità ultima per ritrovarsi in zona playoff (Darussafaka attualmente ottavo con 10-10), ecco che la squadra di Jasmin Repesa si trova chiamata ad un 9-1 con gare come Istanbul (Anadolu), Vitoria e Atene. Tutto molto, ma molto difficile. Resta la prestazione, che segue quella con l’Olympiacos e migliora, non di poco, quanto visto al Forum contro il Galatasaray. Gli ingredienti? Compattezza, volontà, spirito di insieme… e alcuni temi ulteriori.
– Tenuta. L’Olimpia Milano resta in gara per 40’ contro il Real Madrid, appannandosi a 2’ dopo l’85-85 di Milan Macvan, ma arrendendosi solo negli ultimi secondi ad una ritardata chiamata arbitrale, e al netto «flopping» di Sergio Llull. E’ un cambiamento non da poco, e non certo solo per il banale confronto con la serie di dieci sconfitte in fila. Nel girone di andata, ad esempio, la squadra di Repesa venne meno a cavallo tra terzo e quarto quarto (20-6 di parziale), o nel quarto con lo stesso Real Madrid (14-6 di parziale dopo un avvio stentato, con 3 rimbalzi offensivi concessi). Venerdì sera invece la tenuta è stata totale, con pronta risposta al doppio 5-0 dei madrileni nel terzo quarto. Segnale non da poco per chi aveva perso ogni fede nel sistema di gioco;
– Individualità. Che rinascono nella collettività. Miroslav Raduljica regala 12 punti in 14’, servendo anche 2 assist. Zoran Dragic in 24’ ne segna 13, senza arenarsi allo 0/3 dall’arco. Sono elementi che vivono secondo lo scenario, perché d’improvviso è tornata una regia (Kalnietis e Cinciarini) e simboli di combattimento, McLean e Macvan;
– Krunoslav Simon. L’Olimpia Milano, forse, oggi ha un leader. L’uomo che cantava solo tra i «pigmei» della LBA ha alzato la voce anche tra i «giganti» dell’EuroLeague: 19 punti contro il Galatasaray, 16 con l’Olympiacos, 20 a Madrid. Il tutto sempre con prestazioni sopra i 20 di valutazione. Se il croato accetta il ruolo e scende a patti con sè stesso, i biancorossi hanno un’ombra da seguire.
Resta poi il concetto della gara in sè, per quel che è il suo valore ultimo. Repesa ammette l’amarezza per una gara dove i troppi errori sono costati una sconfitta. A ragione. Errori collettivi, a rimbalzo, ma anche nelle letture dello stesso coach croato. Nel quarto quarto Hickman rimane in campo per molti minuti, probabilmente per favorire la carta offensiva sopra quella difensiva, e trovare punti in uno contro uno. L’ex Maccabi piazza la tripla del +5 a 7’ dalla sirena, ma fallisce quella successiva per l’allungo decisivo. Dettagli, ma non sono solo le conclusioni a fare una partita: Hickman priva l’Olimpia di una regia, rendendo inutile ogni transizione offensiva, e aprendo a quelli errori che rendono letali i madrileni in campo aperto (nel fondamentale, da quattro anni, i migliori in Europa).
Infine Rakim Sanders. 8 punti in 19’ con 3/7 al tiro. Contano gli acciacchi, ma anche l’evidente necessità di riportare l’ultimo tassello all’interno del progetto. Le parti viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda?
Alessandro Luigi Maggi