Olimpia Milano, l’analisi della due giorni di Castelletto

Il Torneo di Castelletto Sopra Ticino è stato la prima, reale uscita stagionale dell’Olimpia Milano di Ettore Messina. Il via di una nuova era

Il Torneo di Castelletto Sopra Ticino è stato la prima, reale uscita stagionale dell’Olimpia Milano di Ettore Messina. Il via di una nuova era.

In un luogo ben lontano dai grandi prosceni europei nasce questo laboratorio itinerante di basket, con tanti elementi ancora da assemblare. Michael Roll, Jeff Brooks, Amedeo Della Valle, Paul Biligha, Arturas Gudaitis e Nemanja Nedovic. Sei assenti, eppure qualcosa da dire c’è.

Il fattore Sergio Rodriguez

Il Chacho è stato mvp indiscutibile di questa due giorni di basket in terra piemontese. Non contano tanto i numeri. Conta la sostanza.

Dialogo costante con un gruppo che intorno a lui si raccoglie come solo con Ettore Messina.

Comando totale delle operazioni, anche quando la squadra vive lunghi minuti con il doppio play, Shelvin Mack o Andrea Cinciarini che sia.

Solito istinto mortifero quando la gara entra in una fase delicata. Un leader, reale, perché è persona che dà prima che ricevere.

La difesa

Ettore Messina lo ha ribadito due volte, in due gare diverse: «la difesa». E se il giornalista di turno chiede «è il vostro marchio di fabbrica», arriva l’assenso silenzioso. 

Ma andiamo oltre il concetto in sè, guardiamo i fatti.

Moraschini che sporca un pallone a centrocampo nel primo quarto.

Shelvin Mack in grado di difendere su cinque ruoli con mani pesanti.

Palestra che diventa chiassosa in fase di non possesso più che in quello di possesso, diversamente dal silenzio degli ultimi anni.

L’Olimpia «sangue e arena» pare tornata. 

L’attacco

76 contro Casale, 66 con Cantù. Sei assenti, di cui almeno quattro con punti nelle mani, e percentuali sporcate ancor di più da una condizione da costruire.

Tutto vero. Non sono alibi, ma ingredienti di analisi. E noi diciamo che in EuroLeague ci vuole la difesa, ma anche talento in attacco per puntare ai playoff. Zalgiris a parte, questa è la storia delle ultime stagioni.

Shelvin Mack, per dirla alla Messina, «sta comprendendo come essere importante anche in attacco». Lasciamolo lavorare con serenità. Da lui servono punti, non solo intensità difensiva.

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