Domenica, alle ore 18.10, Venezia-Olimpia Milano, quarta giornata di Serie A. E per Riccardo Moraschini sarà il rientro dopo un anno di inattività per positività ad un controllo antidoping. Ecco le sue parole a Sportando.
Nessuna rivalsa o rivincita con Milano?
«La mia unica motivazione è fare bene. Sono venuto qui per aprire un nuovo ciclo, e la mia motivazione più grande è quella di aiutare la squadra. Sono venuto a Venezia per il progetto, quindi questo è il mio obiettivo, non cerco rivincite con nessuno. Io ho sempre pensato a me stesso, ho sempre cercato di mostrare in campo quello che sapevo e potevo fare».
Milano come avversario.
«Sicuramente nelle ultime partite siamo andati un po’ a sprazzi. La continuità nell’arco dei 40 minuti sarà fondamentale perché con Milano non puoi permetterti di avere dei cali, soprattutto d’intensità e di concentrazione, che forse è quello che è mancato in questo prima parte di stagione. L’Olimpia la conosciamo, viene dal doppio turno di Eurolega – ricordo bene essere abbastanza stressante – e quindi dobbiamo essere bravi a iniziare subito molto forte, per imprimere il nostro ritmo fin dall’inizio».
Quali rivincite potrebbe volere Moraschini con Milano? Gli sono stati dati spazio e minuti in campo, anche in Eurolega e a tratti si è fatto valere. Poi c’è stata, mi pare, una sua fase involutiva in campo, seguita dall’atto di leggerezza di non far controllare dalla società qualsiasi medicinale o prodotto estetico presente in casa. Così, per sfiga ma più per superficialità, Riccardo è risultato positivo al doping.
L’Olimpia non ha potuto fare altro che applicare la tolleranza zero, salutando Moraschini, che è un bravo ragazzo e un buon Panda, ma purtroppo è andata com’è andata.
Buona fortuna per l’avventura in laguna, Riccardo. Ci vediamo domenica al Taliercio, sperando che quest’anno le odiose trombette che rovinano la visione della partita sia da casa in tv sia al palazzetto ci vengano risparmiate.
Aggiungo che Moraschini ha scelto di non usare i legali dell’Olimpia ma di difendersi in proprio con il risultato di aver sbagliato il ricorso, che l’avrebbe riportato in campo molto prima. La scelta societaria è stata obbligata.