Su il Venerdì di Repubblica lungo servizio a firma Angelo Carotenuto dal titolo: «Ecco chi ha messo ko il basket italiano». Ecco alcuni passaggi.
(I liberi di Jaime Smith di Sassari) sono l’ultimo canestro del basket italiano prima del lockdown, dell’annullamento del campionato e dell’agonia di uno sport che da allora non è ancora ripartito.
Abbiamo visto gol, scatti in bici, volée, pit-stop. Hanno ripreso i più ricchi e anche i più poveri. Il cricket gioca da giugno, il baseball con una partita a Codogno, la Pallanuoto ha portato la Nazionale al mare, l’atletica si è inventata gare con il distanziamento sociale. Il basket? Non pervenuto, un ricordo lontano.
Qui ci permettiamo una piccola osservazione: sono tutti sport all’aperto, infatti il volley non viene citato. Unica è la Pallanuoto (ma ad esempio ad Ortigia si gioca tutto l’anno all’aperto), che infatti ha sostenuto una sola esibizione, al mare, come riporato nell’articolo.
Ricomincia nel fine settimana una Supercoppa (…) aperta a tutti i club di Serie A, tutti quelli che aspettano il campo dal lontano 8 marzo, cinque mesi di disastro: una crisi economica, di immagine e culturale.
Deloitte ha calcolato perdite tra i 40 e i 45 milioni in un settore che genera un giro d’affari di 110, di cui il 50% legato a sole quattro squadre. Un sistema che non si regge sui diritti tv ma sui biglietti al botteghino e gli interventi degli sponsor, due voci azzerate da un campionato reso fantasma per volontà della Federazione, della Lega e del Coni.
Il valore televisivo del prodotto è ulteriormente crollato.
Anche qui osserviamo: disertato in effetti il bando per i “diritti free”, mentre quelli primari, nel pacchetto “pay”, sono stati ceduti alle cifre dello scorso accordo.
Nella parte centrale dell’articolo si evidenzia il rimpallo di responsabilità sulla cancellazione della stagione tra FIP e LBA (e qui lo ribadiamo ancora noi: ha deciso chi anticipò la notizia a La Gazzetta dello Sport il 28 marzo), e il sostegno del CONI per lasciare il nemico politico di Giovanni Malagò, il presidente della FIGC Gravina, ad essere unica voce per la ripresa.
L’articolo, di fatto, evidenzia il contrasto di una stagione, la scorsa, passata dal record di pubblico di palazzetti (che reggeva dal 1991) alla chiusura anticipata.
«Abbiamo perso in appeal, stampa, comunicazione, lo so, ma il paese attraversava un momento drammatico» la risposta al giornalista di Gianni Petrucci.
L’articolo si chiude sottolineando gli investimenti di molti club in estate: «Sono segni di coraggio imprenditoriale. Meritano una guida all’altezza».