Jordan Theodore, breve storia del tre volte mvp, partendo dalla scelta di mamma Carol…

Carol Theodore non voleva che suo figlio venisse inghiottito dalla strada. Jordan era una speranza, Jordan aveva un talento. La strada, in quella famiglia, aveva già colpito. Non poteva succedere ancora.

Mi sono imposto di stare lontano dalle brutte compagnie. Ai tempi, mi era capitato di essere travolto, di essere trascinato. Avevo qualche problema a scuola, ma mia madre mi cambiò la vita

Carol ha le idee chiare. Da Englewood, Jordan si ritrova spedito come un pacco postale alla Paterson Catholic. Lo stato è sempre il New Jersey, ma in quel liceo la vita di Jordan prende una diversa direzione.

Via dai miei amici, e dentro una scuola cattolica: disciplina, lavoro, concentrazione massima su studi e campo. Nient’altro

E’ legge e insegnamento. Jordan cambia testa, cambia forma, due anni dopo si rivela nelle finali statali. Cambia vita. Nel 2008, dal nulla, ha sul tavolo tante offerte per il college: Pitt, Rutgers, Illinois e Seton Hall. La scelta ricadrà sui Pirates di Newark.

Scenari simili, il New Jersey sempre e comunque, per una crescita costante. Non c’è stato nulla di semplice nella vita di Jordan, non lo sarà neanche al college. Coach Bobby Gonzalez, il suo reclutatore, viene sollevato dall’incarico nella stagione successiva, 2009-2010. Il successore, Kevin Willard, arriverà presto allo scontro con due veterani.

Un anno duro. Dovevo comprendere gli insegnamenti di Willard ed essere il leader della squadra. Tutto, nello stesso momento. Era complicato: sapevo quel che voleva Gonzalez, non quel che volesse Willard

Eppure, a Theodore riesce tutto. Trascina una squadra abbandonata da poco dal terzo realizzatore di ogni tempo, l’ex Bologna e Pesaro Jeremy Hazell. Cerca il dialogo con Willard e trova una soluzione. E’ il sesto assistman della stagione e si fa un nome.

Può salire, ma deve scalare. Non ci sono scale. Nel draft del 2012 non viene scelto, finisce ad Antalya, prima lega turca, a più di 600 chilometri dalla città che gli cambierà la vita anni dopo, Bandirma.

Ha talento, lo capisce anche il Cedevita, ma dopo un primo assenso, nel marzo del 2013 i turchi dicono no alla corte di Aza Petrovic. Mets in Porto Rico, Huracanes nella Repubblica Dominicana, Mersin in Turchia (con retrocessione annessa), Bourg-en-Bresse in Francia: quattro squadre in un anno e mezzo, prima della chiamata del Fraport Skyiliners.

Ci voleva forza per reggere a tutto questo. Per non perdere di vista l’obiettivo. Se oggi Jordan è mvp di tre trofei (Champions League, Coppa di Turchia e Supercoppa Italia), è perchè Carol non voleva che un altro figlio fosse inghiottito dalla strada.

Fonte: Espn

Alessandro Luigi Maggi

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