Tralasciando le opinioni, e restando sui fatti: Milano, è giunto il momento di cambiare guida? Olimpia Milano-Panathinaikos, 72-86, lascia dietro di sè solo questo. Una domanda.
E allora, se si rincorrono i fatti, prima di tutto la partita. 21-16 nel primo quarto, con trame di gioco interessanti, presenza difensiva, e 7 punti di Dragic. I greci segnano solo con Calathes (12), e non hanno nulla da Singleton, Rivers, Feldeine e Bourousis. L’osservatore attento a quel punto alza il ditino: «Solo +5, non bene», e infatti, 11-2 di parziale nei primi 4’ di secondo quarto, 8-24 di dato per il secondo, -20 toccato rapidamente con il 13-24 del terzo, e nulla conta il 30-22 del quarto. La squadra di Repesa si squaglia in 4’, e le analisi su rotazioni, cambi sistematici, prestazioni individuali e scelte tecniche perdono di ogni valore. Il basket torna al basket nella sua essenza quando si parla del ko di un mercoledì sera al Forum d’Assago: difesa senza guida, nessuna lotta a rimbalzo, nessuna convinzione nella conclusione offensiva. I fatti portano ad una conseguenza che non è opinione: oggi, nel roster della società campione d’Italia, non vi è un giocatore che abbia fiducia nell’individualità e nel collettivo. Ovvero il sistema, quello che porta il Cska a vincere a Milano e a Tel Aviv, senza Teodosic e De Colo.
E ora? Mancano i cardini del tutto. Questa Olimpia Milano non ha avuto reazioni dopo Belgrado, dopo Kazan, dopo Venezia e dopo Istanbul. Non c’è più alcun ko benefico, perchè dopo un ko è sempre arrivato un altro ko, che non a caso fa del numero 6 biancorosso la peggior serie negativa della (breve) storia della «New Era». A Barcellona, dal nulla, non ci può essere un’ombra di tutto, anche se l’avversario è pericolante e ferito. Una gara come quella con il Panathinaikos deve essere spartiacque, terra della nascita di un «dopo» in successione ad un «prima». E’ capitato quest’anno agli stessi green, dopo la sconfitta in Esake con l’Olympiacos, e al Maccabi Tel Aviv, dopo la resa di Belgrado. E anche in quel caso si parlava di squadre in vetta, o in seconda posizione, nel rispettivo campionato nazionale. Perchè in Spagna, Turchia e Vtb il primo posto è merito, in Italia, Germania e Israele un atto dovuto.
Insomma, che sia Jasmin Repesa, o alcuni giocatori, mercoledì 21 dicembre deve essere spartiacque. Prima e dopo. La conferma non avrebbe alcun frutto. Sarebbe solo una perdita di tempo.
Ps. Gli altri imputati? Abbiamo 24 ore per parlarne…
Alessandro Luigi Maggi
La verità è che non ci state più a capì un cazzo. Ma da mò.