Lo diciamo, non ci piace questo basket in cui (per alcuni) si parla solo di soldi e si toglie il saluto ai tifosi.
No, non ci piacerà mai. Non siamo qui a fare i conti in tasca a nessuno. Siamo stati i primi a parlare delle ragioni della “scelta” di Kevin Punter, e i primi a non condannarla.
Ognuno è libero di fare quel che vuole, ma in questi anni l’Italia si è trasformata da “paese di ct” a “paese di GM”, e dopo aver fatto a lungo di conto con “plusvalenze” e altre idiozie, sentir parlare di “monetizzazione” e “gli americani giustamente fanno così” ci lascia perplessi.
Rivogliamo il vecchio tifoso che ragiona solo con il cuore. E rivogliamo il rispetto per il tifoso. Rivogliamo la bellezza e la correttezza di un saluto. Quello che non abbiamo sentito da Kevin Punter nei confronti dei tifosi biancorossi. Quello che non abbiamo letto dalla Virtus Bologna nei confronti di Pippo Ricci, il capitano di uno scudetto atteso 20 anni.
Kevin Punter ha fatto una scelta, ma francamente dopo una stagione simile l’assenza di un saluto ai suoi tifosi ci ha lasciati perplessi. Anzi, fortemente contrariati.
Se monetizzare la propria carriera è un diritto, dire sui social «non parlo con gente che non conosco» è chiusura irrispettosa che lascia quasi presagire una vergogna di fondo.
Non che l’Olimpia Milano si sia lasciata andare a chissà quale addio (che comunque c’è stato), anzi, sarebbe tuttavia da ritrovare quella correttezza nel rapporto senza nascondersi dietro al classico epiteto “leone da tastiera”.
Lo abbiamo letto nell’addio di Pippo Ricci alla Virtus Bologna. Lo diciamo subito, non ci è piaciuto (il singolo passaggio, il resto del testo è di una bellezza anche sorprendente, che racconta della sensibilità profonda dell’uomo). Chi insulta va sempre lasciato in un un angolo, ma ormai tanti professionisti del campo inseriscono nella categoria chiunque esprima un dissenso.
Il tifoso parla con il cuore, sentirsi dire “non sapete di cosa state parlando” ad una richiesta di spiegazioni ha anche rotto le scatole. Esattamente come fare questioni su un centinaio di migliaia di euro per club con giocatori da contratti milionari. Quel che è accaduto con Ricci
Riscopriamo la violenta naturalezza del tifo. Violenta perchè figlia della passione. Non certo delle mani o di qualche parola di troppo sui social. E al tempo stesso non dimentichiamo chi ci ha spinti sino ad una Final Four, o ha alzato una Coppa attesa un ventennio, mettendo anche la tripla della staffa.
Se si parla sempre e solo di “business”, liberi di farlo. Basta poi non mettere il “muso”.