Mario Boni, in un momento non semplice per i sindacati dei giocatori, in Italia (GIBA) come in EuroLeague (ELPA), è comunque persona di un certo spessore. Ecco alcuni passaggi della sua intervista con il Corriere di Bologna, lui che oggi è vicepresidente della GIBA.
«Era ovvio da giorni che si sarebbe arrivati alla chiusura totale. Noi ascoltiamo le autorità, facciamo quello che ci viene detto. Per questo come Giba abbiamo chiesto che venga sospesa qualunque attività, anche blanda»
«I club stanno provando a spiegare ai giocatori che tornare in America, oltre che difficilissimo perché ormai non si vola più, è meno sicuro che stare qui, dove se non altro la sanità è pubblica. La maggior parte l’ha capito, anche chi ha lasciato là i figli. La speranza è che si riprenda a far qualcosa tra 1520 giorni, a quel punto se qualcuno sarà andato via senza accordi ne risponderà sul piano contrattuale»
«Certamente. Con qualunque mezzo, anche modificando la formula, accorciando i playoff, giocando tre o quattro volte la settimana. So di società che invece chiedono la cancellazione, con congelamento di retrocessioni e verdetti vari, di solito sono quelle in maggiori difficoltà. Noi invece diciamo che va fatto qualunque tentativo possibile, e non ci tireremo indietro»
«Se necessario, diremo a tutti di giocare anche oltre quella data (30 giugno, quando scadono i contratti, ndr). Studiando il modo di estendere la copertura assicurativa, che riguarderebbe solo le poche squadre che vanno fino in fondo. Chiaro che poi ci sarebbero da incastrare i tempi della Nazionale, sperando che il Preolimpico si faccia. Ma se come tutti speriamo prima o poi ci sarà il via libera, tutti dovranno fare sacrifici e cercare di onorare gli impegni. Specie se si potrà tornare a generare incassi»