Cinque pensieri cinque sul momento di Olimpia Milano | Ambiente, James, Pianigiani, giocatori e Jerrells

Una lunga settimana davanti a noi, un’altra alle spalle. Cinque pensieri cinque sul momento di Olimpia Milano

Una lunga settimana davanti a noi, un’altra alle spalle. Cinque pensieri cinque sul momento di Olimpia Milano, in rapida successione, per temi che svilupperemo nei prossimi giorni anche in maniera più organica.

La negatività ambientale

Che chi scrive ha sempre affrontato con fastidio, a volte con dissenso espresso, altre con insofferenza esplicita. Ma restiamo nel concreto: nella settimana appena conclusa l’Olimpia Milano poteva chiudere il discorso-primato in LBA e mettere un piede e mezzo nei playoff. Con quattro sconfitte in quattro gare l’Umana Reyer Venezia si è portata a due successi (la differenza canestri dice Milano, quindi la squadra di De Raffaele dovrà chiudere davanti), e l’EuroLeague passerà per due successi in due gare con Fenerbahce e Anadolu Efes. Un po’ di disillusione, in questa situazione, è abbastanza normale.

Mike James

E’ il leader di Olimpia Milano, è la prima causa dei 14 successi stagionali in EuroLeague e dell’attuale ottavo posto, il più accreditato al titolo di MVP in caso di qualificazione biancorossa ai playoff. E’ un talento che non si può rinchiudere in spesse mura, ma che deve essere controllato. Lo deve capire anche lui. Il problema non è la stizza per il cambio voluto e preteso da Simone Pianigiani al momento del quarto fallo con il Panathinaikos, i rapporti coach vs giocatore nascono in primo luogo in palestra. La rabbia e il dissenso (nei confini del rispetto) sono sempre perdonati, e accettati, da chi combatte ogni giorno, prima, durante e dopo le partite. Il problema non è neanche l’interpretazione del ruolo di play, visto che il regista puro vive un certo ridimensionamento nel basket moderno.

Il problema sta tutto nelle giuste dimensioni della sua grandezza nel contesto Olimpia Milano. Il leader è colui che conosce la differenza tra coraggio e incoscienza. Non sempre si possono risolvere le questioni in solitaria, arriva anche il momento di comprendere l’importanza dei consigli altrui. Del coach, in primo luogo. Oggi, Mike James, è ancora tanta incoscienza. Troppa.

Le responsabilità del coach

Simone Pianigiani non ha saputo produrre un sistema difensivo affidabile con questi interpreti, e in ogni sconfitta pare per molti addetti ai lavori essere stato surclassato dal coach avversario del momento, dimenticando il fatto che viene sconfitto sempre nello stesso modo. Ovvero, p&r centrale in attacco, pressione sui portatori di palla in difesa. Punto. Ed è ben più grave.

Le responsabilità dei giocatori

E Burns gioca poco, e Della Valle non sente la fiducia, e Fontecchio non ha spazi, e Kuzminskas è un “3” e non un “4”… Poche balle. Capitan Andrea Cinciarini fa l’assistente in EuroLeague, ma in LBA risponde sempre presente ad ogni minima chiamata. Anche sbagliando, anche girando al largo nei minuti chiave, ma sempre mettendo tutto sé stesso al servizio della squadra. L’Olimpia Milano è una squadra di professionisti, non di ragazzini in cerca di spazi per crescere: chi non avrà avuto spazio, chi dovrà ripartire dalla provincia, lo farà solo per sue precise responsabilità. In primo luogo, la costante ricerca di alibi. Cinque minuti sono un’opportunità, non un insulto.

Curtis Jerrells

Certo, qualcuno guardando i minuti concessi in ogni gara a Curtis Jerrells potrebbe avere un lecito dubbio, ma… Il numero 55 è un fedelissimo di Simone Pianigiani, cercato all’Hapoel e richiamato a Milano. Tuttavia, questa fiducia, non è stata ripagata nella stagione in corso. E’ arrivato il momento di tornare «The Shot», o farsi da parte. Contro Fenerbahce e Anadolu Efes serve non solo il talento, ma il «sangue agli occhi». Meglio Andrea Cinciarini.

2 thoughts on “Cinque pensieri cinque sul momento di Olimpia Milano | Ambiente, James, Pianigiani, giocatori e Jerrells

  1. Concordo su molte cose, non su tutte. Premesso che il coach vive lo spogliatoio e dunque ha certamente il polso della situazione, resto convinto della necessita’ di creare (quasi) due squadre, una per l’Europa e l’altra per i confini italici. Vero che sono tutti professionisti ma i Burns e i Della Valle negli anni scorsi hanno dimostrato di essere buoni giocatori per il livello del nostro campionato. Perche’ non dargli dunque  largo spazio (e modo di giocare)? Sono convinto che un giocatore in fiducia perche’ gioca bene in Italia abbia ottime possibilita’ di dare qualcosa anche a livello di eurolega per qualche minuto, se necessario. Cinciarini docet. Hai quindi sette giocatori da eurolega a cui se ne  affiancano altri tre buoni per il campionato, concedendo minuti di riposo ai titolari. Io la vedo cosi’. Certo: questo implica creare un tipo di gioco un po’ differente, con un centro piu’ piccolo e due star in meno in campo ma i quintetti possono essere equilibrati lo stesso. Ma mi rendo conto che non sempre si ha il tempo per lavorare a questo “piano B”.
    Sul coach mi sono gia’ espresso piu’ volte. Ha lavorato bene ma secondo me ci ha portati al massimo delle sue possibilita’. Per crescere serve un vincente vero. I due “peccati originali” che hai citato lo dimostrano.
    James e’ un campione, un giocatore totale e devastante, con una mentalita’ da combattente che contagia tutti.
     Anche lui puo’ crescere ancora, giocando di squadra e assecondando i compagni.
    Jerrels e’ alla frutta. Grazie per l’impegno e la dedizione ma non ha piu’ quella continuita’ di rendimento che ci servirebbe. Ci vuole un play puro, secondo me, che sappia innescare i compagni e all’occorrenza segnare qualche punto.

  2. Senza nessuna polemica, ma quali sarebbero i giocatori su cui dovrebbe fare affidamento James? Quelli che non sanno fare una rimessa una negli ultimi secondi? Quelli che gli passi il pallone e lo stoppano di petto? Quelli che sotto di tre con 6 secondi da giocare buttano per aria piccioni viaggiatori da centrocampo?

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