Marco Crespi è intervenuto a “Tutti Convocati”, la trasmissione di Carlo Genta su Radio 24. Queste alcune sue dichiarazioni.
SUL FATTO CHE I GIOCATORI VADANO IN CAMPO SOLO PER SE’ STESSI
«Io credo che ovunque ogni giocatore giochi per sè stesso. Penso che ogni giocatore, giocando per sé stesso, pensi che il funzionamento di squadra, di cui è responsabile l’allenatore, possa aiutare la sua performance. Dire che un giocatore gioca per il suo allenatore è irreale. È importante che il giocatore, giocando, possa trarre vantaggio. Questa è una visione contemporanea. Il resto, come giocare per il club o per l’allenatore, mamma mia… Giocare contro l’allenatore? In Eurolega, il mercato è limitato a X giocatori, quindi nessuno gioca contro il proprio curriculum professionale. Perchè giocare contro l’allenatore significa sporcare il proprio curriculum».
SUL DOPPIO RUOLO E SULLA FIDUCIA DI ARMANI
«Sono d’accordo (sul fatto) che il doppio ruolo non sia il problema, o meglio sia qualcosa da affrontare, ma è qualcosa che ha fatto vincere e non bisogna tirarlo fuori quando ci sono delle sconfitte. Essere in una società guidata con lo stile Armani, e lo stile non è solo quanto disegna le sue opere d’arte a livello di moda, è molto significativo. Voglio dire anche, faccio l’esempio di Riley con Spoelstra: quando era un ragazzino quasi scherzato da LeBron James, sia quando adesso è quello che trasforma ogni giocatore medio in un grande giocatore. Quindi credo la forza, la stabilità di un club fa sì che ogni giocatore capisca che un lamento, un piangere, un cercare una spalla è fuori luogo».
SU NIKOLA MIROTIC
«Mirotic non è un giocatore franchigia, è un giocatore che ha tanto talento e che ti condiziona tantissimo, non è la stella che ti fa vincere da solo. Questo deve essere, secondo me, chiaro, altrimenti diventa tutto sempre un qualche cosa di confuso».
SU DEVON HALL
«L’anno scorso quando c’era ogni tipo di point guard infortunata, si sacrificò. E’ il primo giocatore non di nome, forse, ad essere stato lanciato in Olimpia Milano. Quanto più lui funzionerà, quanto più sarà un prodotto in cui tutti potranno sentirsi appartenenti. Il primo anno è stato amato, il secondo così e così, nel terzo è stato quasi dimenticato… tutto questo crea confusione».
Il problema di Milano sta proprio in questo “amore malato” tra il boss e l’uomo di fiducia, non se ne esce, appunto, Messina sempre “fiduciato”, ma l’amore, quello vero o trasposto nel business, nasconde agli occhi e alla mente, la realtà delle cose, innamorarsi è un po perdersi…..
A fine mese verrà ufficializzato il rinnovo di Ettore per altri due anni.