Questa storia inizia il 26 dicembre 2021, a Levallois, Francia. Di passaggio con il suo Partizan, allora in corsa per un’EuroCup che getterà alle ortiche pochi mesi dopo con il Bursaspor, Zeljko Obradovic concede una lunga e interessante intervista al “sacro” quotidiano L’Equipe.
Nella chiacchierata con Arnaud Lecomte il “santone” serbo analizza i mali del basket europeo, pronunciando anche una frase destinata a lasciare il segno: «le squadre delle leghe chiuse (EuroLeague ed EuroCup) dovrebbero partecipare solo ai playoff dei loro campionati nazionali». Era un auspicio, un pensiero. Poco più di un anno dopo, forse, un presagio.
Intrigo EuroLeague, atto II
Una settimana fa ROM titolava: «Intrigo EuroLeague: l’assalto di Dubai, Londra e Parigi». Riassumendo, parlando del solo format, vi raccontavamo della volontà di inserire già nel 2023-2024 le licenze di Paris Basketball e London Lions, rinviando al 2024 il possibile ingresso di una squadra di Dubai.
Un equilibrio non semplice: rinunciare agli sceicchi in campo, ma non ai soldi degli sceicchi, e rilanciare al tempo stesso il dialogo con la FIBA per armonizzare i calendari europei.
Concetti ribaditi, confermati, dal CEO di EuroLeague Marshall Glickmann nella bella intervista concessa al portale israeliano Walla. Il “compagno di leadership” di Dejan Bodiroga afferma la necessità di espandere il numero delle partecipanti (viste le tante richieste), rinvia l’ingresso di una squadra di Dubai (anche per cause logistiche), ma soprattutto loda il format attuale e riporta le volontà di Tony Parker, numero uno dell’Asvel, su un aumento delle partite nella massima competizione continentale.
Dunque? Qualcosa non torna. E’ evidente. Ma le parole, a certi livelli, non lasciano mai le bocche casualmente. E la somma dei confronti è presto fatta: EuroLeague che aumenta le partecipanti, ma non abbandona il format attuale del girone unico, cestinando l’ipotesi di una divisione in conference.
La prossima #EuroLeague potrebbe aumentare le squadre, come riportato settimana scorsa. Ma anche le partite. La questione "conference" non sarebbe più al vaglio. Il dibattito, quindi, non verte tanto sulle finestre Fiba. Ma sui campionati nazionali.
— Alessandro Luigi Maggi (@AlessandroMagg4) March 14, 2023
Sì, quel passaggio non sarebbe più all’ordine del giorno. Ed è tempo di andare oltre anche al troppo inflazionato conflitto EuroLeague-finestre Fiba. Possono un paio di settimane dedicate alle Nazionali, peraltro con giocatori concessi col contagocce, lasciare libere date a sufficienza per una lega che, nei prossimi anni, vorrebbe salire a 20, 22, se non 24 partecipanti?
Anche perché le finestre non riguardano solo le rappresentative europee, ma quelle di tutto il mondo. Ecco perchè alla mente tornano le parole di Zeljko Obradovic. E’ tempo di guardare ad un altro “conflitto” nei calendari. Ben più importante, critico e dai potenziali risvolti epocali. Quello tra EuroLeague e le leghe domestiche.
Credo che sia un passaggio obbligato, ormai per come é cresciuta l’Eurolega e per l’interesse che traina. Soprattutto per i tifosi delle squadre che vi partecipano.
Entrare solo nei playoff dei campionati nazionali sarebbe un passo intermedio, per poi in futuro, in caso di crescita ulteriore della lega europea, sempre più simile al modello NBA, lasciarli del tutto.
Visto dalla parte opposta, non lasceranno facilmente partire le squadre più forti, seppure per la sola regular season. Gli sponsor, gli ascolti forse sarebbero ancora minori. Ci sarà battaglia per salvare quel poco (pochissimo) che offre il basket nazionale (parlo soprattutto del nostro paese).
Si deve invece avere il coraggio di osare, perché sarebbe un’opportunità anche per il campionato nazionale, il cui esito sarebbe meno scontato, sponsor permettendo…
L’incremento delle franchigie e il conseguente aumento delle partite è necessario per la riorganizzazione di EL. Immagino che la formula del girone unico non verrà abbandonata perchè garantisce a tutte le squadre che parteciperanno (18, 20, 22 che siano) un congruo numero di incassi casalinghi che altrimenti verrebbero meno se si utilizzasse il sistema delle conferences. Per le leghe nazionali sarà difficile che venga accettato il discorso di qualificare direttamente ai play-off le squadre che partecipano a EL (alla fine sarebbe Milano e forse, ma forse Bologna), sarebbe la cosa più logica ma la federbasket cerca soprattutto il consenso politico e quindi difficilmente si seguirà questa strada che sicuramente non troverebbe il consenso del bieco provincialismo di quasi tutte le altre squadre LBA. La Federbasket però potrebbe decidere di ridurre a 12 squadre creando una LBA chiamiamola di “elite” e questo permetterebbe il recupero di almeno 8 turni di campionato, ma anche questo trovo che sarà difficile attuarlo senza lo strillare delle società che rimarrebbero fuori. Morale, a Milano converrà mettere in campo due team, uno per EL e uno per la RS di LBA facendo giocare in quest’ultimo buoni giocati non da EL italiani e stranieri che potrebbero trovare lo spazio necessario per emergere, poi ovviamente ai play-off ci sarebbe l’aggiunta dei big italiani e stranieri da EL. Dovrebbero essere rivisti visti e tessaramenti da Federbasket, ma qui credo non ci sarebbero problemi. I costi per la doppia squadra non dovrebbero essere troppo proibitivi, peraltro oggi ci sono 18 giocatori in roster, con buon co-sponsor il problema finanziario per quelli da LBA dovrebbe essere coperto.
Io penso che la proposta di far giocare ai club di EL solo i playoff dei rispettivi campionati nazionali sia inattuabile, oltre che iniqua. A quel punto davvero i campionati nazionali perderebbero ogni interesse visto l’esito assolutamente scontato a favore dei club che fanno l’EL. Paradossalmente (ma non troppo) sarebbe a mio parere preferibile la soluzione superlega, con i club che vi partecipano fuori dai campionati nazionali oppure, come propone @SkipThoren58 la partecipazione al campionato nazionale con una seconda squadra, di sviluppo, per così dire. Sul subentro dei giocatori della prima squadra per i playoff bisognerebbe pensarci: non sono sicuro che sarebbe una soluzione equa. Comunque una cosa è certa: se l’EL continuerà, un sempre maggiore disimpegno dei club che vi partecipano dai rispettivi campionati nazionali è sicuramente da mettere in conto, se non addirittura auspicabile. Campionati nazionali scontati, che si giocano solo al più nella serie finale di partite sono dal punto di vista sportivo della competizione, quasi del tutto privi di interesse. Basta guardare la nostra LBA: le due squadre che se la giocheranno sono già proiettate verso la serie finale, con buona pace della regular season che ai fini dell’assegnazione del titolo conta zero.