Gigi Datome: Sono convinto che usciremo da questo momento

Seconda uscita stagionale in EuroLeague per Gigi Datome, autore di 8 punti in 15’. Queste le sue parole a Sky Sport

Seconda uscita stagionale in EuroLeague per Gigi Datome, autore di 8 punti in 15’. Queste le sue parole a Sky Sport nel dopogara con il Real: «Abbiamo sbagliato tanti tiri aperti alla fine, nonostante questo abbiamo tirato meglio da 3 che da 2».

Altri i fattori chiave del match: «Eravamo in ritardo sulle palle vaganti, a rimbalzo molto meglio loro, questo significa secondi possessi, aspetto molto importante in una partita punto a punto».

Obiettivo lavorare: «Abbiamo fatto qualche sconfitta di fila, davanti a noi c’era sicuramente una grande squadra. Vediamo, dobbiamo crescere molto e la voglia di lavorare non ci manca».

Il motivo di questo momento? «Dobbiamo fare meglio nei dettagli, possiamo fare le cose molto meglio, possiamo eseguire meglio il piano partita. Il motivo lo vorrei sapere, ma la cura è il lavoro in palestra».

Fiducia: «Sono convinto che ne usciremo da questo momento, che non è bruttissimo, ma non stiamo facendo quello che potremmo fare».

One thought on “Gigi Datome: Sono convinto che usciremo da questo momento

  1. Sono convinto anch’io che usciremo da questo brutto momento, le cose andranno a posto, la qualità c’è, emergerà.

    Abbiamo esterni con tanti punti nelle mani, una qualità che non può essere uno svantaggio, ma che ha bisogno del complemento del resto della squadra, che sappia muoversi in modo da dare la palla dentro.

    Oggi, per esempio, le ali grandi ricevono principalmente in post alto – non ho visto giochi che li portino in area con qualche vantaggio. Melli e Voigtmann tirano da fuori.
    Contro Madrid posso avere Davies che riceva sotto canestro, ma non Hines.

    Nella mattanza che erano i rimbalzi sotto il nostro canestro, l’ingresso di Voigtmann ha cambiato qualcosa, secondo me: si poteva tentare prima, soprattutto perché Hines è in difficoltà evidente, da inizio stagione, non soltanto ieri sera.
    Fisicamente non è lui, e questo si riflette sulla sua testa: quel pallone non trattenuto sotto canestro nell’ultima di LBA, mi pare, non è da lui.

    E mi preoccupa molto di più che Messina proponga come soluzione il tentativo di servire Thomas in post basso, e chieda a Thomas di mettersi in condizione di essere servito.
    Mi preoccupa perché non c’è verso che in questa squadra, e scusate se mi ripeto, la palla arrivi in post basso all’ala piccola, che è la posizione in cui Thomas è costretto a giocare, senza averne la tecnica, né il fisico.
    Problema grosso. Voragine senza fondo, secondo me, se si cerca di quadrare i conti della squadra, e dell’assenza di Shields, con questa soluzione.

    Per un motivo molto semplice: la nostra posizione di ala piccola, grazie ai talenti di Shields, è una posizione di manovra, è un cardine della manovra. Il 3 riceve e crea per se stesso se può, o genera un vantaggio per altri.
    Se invece va a nascondersi nell’angolo per ricevere in post basso, chi aiuterà gli esterni nella manovra che dovrebbe portare lì il pallone?
    Non aggiungo altro.

    Perché il discorso di base secondo me è più ampio.
    Messina, pare a me, ha modernizzato la propria pallacanestro, introducendo e spingendo ai limiti il concetto di fluidità dei ruoli.
    Con gente che può giocare diverse posizioni, e in modi diversi, l’avversario può essere sorpreso, spiazzato, confuso per quel tanto che basta a prendere una serie consecutiva di vantaggi. Appena si adeguano, ho le carte per cambiare di nuovo e sorprendere.

    Bellissimo, innovativo.
    Purtroppo però, mi pare che il campo stia dicendo che la cosa funziona solo con una squadra a ranghi completi.
    Io ho Shields da ala piccola, ma per qualche minuto ci posso mettere Thomas e portare la palla in post basso dove ha un vantaggio, oppure ci posso mettere Datome che col suo tiro dall’arco mi allarga il campo.
    Se voglio alzare il quintetto, posso usare Shields da 2, Thomas da 3, Melli e Davies.
    Se voglio giocare small metto Pangos e Baron, con Hall da ala piccola, eccetera.

    Se però le pedine cominciano a mancarti, e i giocatori li devi usare fuori ruolo perché sei obbligato e non per scelta, allora la teoria della fluidità mi pare si stia dimostrando quanto meno contraddittoria: non hai nessuno che faccia quello che sa fare davvero, e tutti fanno un po’ a caso quello che possono in un ruolo che non conoscono davvero.

    Così hai preso i giocatori adatti a giocare dentro un po’ di più, ma tutto quanto crea il tuo play – sì, io credo che Pangos sia un play di gran classe, e credo che sia IL nostro play, senza se e senza ma – tutto quel vantaggio di posizione che crea il tuo play poi non riesce a concretizzarsi nella palla dentro, perché gli altri non sanno giocare quei vantaggi.

    Dunque la fluidità come principio guida della squadra, per quanto brillante e innovativa, richiede un roster che abbia i fondamentali ben coperti, e poi la qualità di alcuni di potere giocare più ruoli – per tratti della partita.
    Tratti limitati e sorretti da un preciso piano d’attacco. Non un generico cambio di funzioni.
    Al momento a me pare che sia così, e che non stia funzionando.

    Anche certe analisi secondo me non funzionano.
    Tutti a dire, incluso Messina: calata con Madrid la percentuale del tiro da 3 e diventiamo sterili.
    Come se fosse ovvio.
    Non lo è per niente.

    Contro Madrid Pangos e Mitrou, che sono quelli che hanno colpito maggiormente, hanno finito la partita rispettivamente col 55% e il 60% da 3!
    Dunque dov’è il calo?
    Il calo è semmai negli altri, che però, grazie al lavoro del vero play, Pangos, avevano ricevuto ottimi tiri, come hanno sottolineato tutti – che poi purtroppo hanno sbagliato.

    E ricevevano dall’arco a quel punto, perché a) dentro era difficile andare, b) essendo Thomas come ala piccola estraneo alla manovra, le ali grandi si trovavano molto più coinvolte nella costruzione della manovra, e quindi più fuori rispetto all’area.
    E quando cambiava Thomas, non potevano essere né Baron, né Hall a battere Musa, Hezonja, Deck che marcavano appunto l’ala piccola nostra, per evidente sproporzione fisica.

    Adesso invece di disprezzare i nostri play, che a modo loro hanno tanti punti nelle mani, sarebbe il caso di rimettere i giocatori a fare quello che sanno fare, a trovare un sostituto vero per Shields, a usare e valorizzare i giocatori per quello che sono.
    Secondo me.
    La fluidità dei ruoli non è per quest’annata.

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