Olimpia Milano post Partizan | La presa di Belgrado celebra la nascita del gioco in area

Olimpia Milano post Partizan, post inferno di Belgrado, che colora diversamente queste prime settimane di lavoro comune

Olimpia Milano post Partizan, post inferno di Belgrado, post vittoria che non è ovviamente impresa, ma che colora diversamente queste prime settimane di lavoro comune. Dopo la tripla vincente di Devon Hall con Brindisi, una vittoria di squadra e di attributi nel contesto peggiore. Qui nascono i progetti sportivi. Qui nasce un gruppo di sostanza. Sensazioni, il resto lo dirà la storia, tra qualche mese.

La partita

Un’altalena di emozioni, per un match sì approcciato non al meglio, ma comunque canalizzato nel 27-17 di fine primo quarto dal 10/15 dal campo dei padroni di casa, 4/5 da 3, più che dal 5/13 milanese.

Bisogna ogni tanto riconoscere come in campo ci siano anche gli avversari, e allora i biancorossi attendono il loro momento, e con 8 punti di Brandon Davies in 3’ inizia quel bilanciamento che sarà segnato dai tentativi di strappo della squadra di Obradovic, e dalle puntuali ricuciture milanesi.

Non aiuta l’arbitraggio, non tanto di parte, quanto incapace di gestire i blocchi in movimento soprattutto di Lessort, per un’Olimpia reduce, non dimentichiamolo, dall’eccessiva fiscalità sul fondamentale della domenica del Forum.

La colpa biancorossa è non sfruttare al meglio il 12-0 di inizio secondo tempo, e non trovare contromisure ad una squadra che segna 12 punti in tutto il terzo quarto, tutti per mano di Zach LeDay.

Il pregio è invece quello di non mollare, ma anzi ritrovarsi e reagire, sotto di 9’ a meno di sette minuti dal termine, con uno 0-10 sul groppone. 18-4 il controparziale, e non sono solo triple fuori ritmo. D’altronde, un dato: 18-9 il rapporto assist-palle perse. Con Brindisi era stato 11-15, con l’Alba 17-13.

I lunghi

L’Olimpia Milano parte con Melli e Hines, ma la vince con Davies e Voigtmann. Ettore Messina ricerca e trova due alternative ai suoi totem, come peraltro auspicava dopo gli investimenti di mercato.

L’ex Barcellona domina il secondo quarto riportando sotto Milano, il tedesco sporca palloni sotto le plance, e regala tutta un’altra visione di gioco nel pitturato.

I biancorossi, per la prima volta dopo anni, tornano ad appoggiarsi con costrutto in area, andando ben oltre le sole triple viste con l’Alba, soprattutto nel secondo tempo. 32 i tiri da 2, 25 quelli da 3, ma soprattutto 15 viaggi in lunetta. Doppia dimensione, per davvero.

Kevin Pangos

Deve crescere lui, deve crescere lui nel sistema, deve crescere la squadra. Il suo rapporto assist-palle perse, 1-4, racconta di come anche ieri non sia riuscito a prendere in mano la squadra, che non a caso nei primi tre quarti viaggia con Hall.

Ma, due cose. In primo luogo occhio ai giudizi. Nello Zenit, 2020-2021, il prodotto di Gonzaga ha smazzato 6.6 assist di media in EuroLeague, terzo assoluto nella classifica di specialità della competizione.

E nelle difficoltà, ancora una volta KP è stato decisivo, clutch come si dice negli USA, piazzando una tripla chiave quando il Partizan cercava la fuga, e servendo in isolamento il “cameriere” della staffa.

Deve crescere, e in questo si sente l’assenza di Naz Mitrou-Long come alternativa. Perchè oggi, un altro giocatore nel ruolo, potrebbe permettere ad esempio a Pangos di giocare con Hall, e ricevere la palla in posizione dinamica, non da portatore, in uscita dai blocchi. Un po’ come Teodosic a Bologna. Questo potrebbe armare la sua pericolosità, e al tempo stesso togliergli di dosso qualche pressione.

Ma sarebbe solo una fase. Kevin Pangos può e deve essere il regista di questa squadra. Senza sé e senza ma. Per il momento, basti il fatto che sia decisivo. 

9 thoughts on “Olimpia Milano post Partizan | La presa di Belgrado celebra la nascita del gioco in area

  1. Complimenti: sottoscrivo tutto. Bella partita, maschia, fisica ma anche tecnicamente apprezzabile. Bello, per me, rivedere il faccione rosso di Obradovic.
    Dobbiamo migliorare un po’ anche nelle rimesse in attacco da fondo campo. Il tempo c’è.

  2. Ma, non so, io ho visto molti sbagli da sotto in attacco e molti rimbalzi concessi in difesa, bisogna migliorare anche sotto le plance e c’è margine per farlo

  3. Forse il titolo è un po’ eccessivo dato che abbiamo fatto fatica a rimbalzo e abbiamo sofferto le pene dell’inferno contro Lessort e LeDay. Però effettivamente c’è stato un deciso miglioramento in area e si è cominciato a vedere il gioco in post tanto caro soprattutto a Brandon.
    Su Pangos invece si continua a sottolineare la carenza di assist, ma quello che personalmente mi preoccupa è la totale assenza del pick&roll, il che rende prevedibile il nostro attacco e molto dipende dalle qualità individuali e molto meno al gioco di squadra. Diventa poi totalmente inutile l’apporto offensivo di Kyle che in coppia col Chaco spaccava in due le difese avversarie, senza questo schema abbiamo purtroppo un’arma in meno in attacco in quanto non dotato di tiro da fuori o dalla media e fisicamente non può competere con i pari ruolo più giovani, atletici, alti e grossi…
    Secondo me questo è un grosso problema

  4. Milano sulla carta è più forte dello scorso anno, però sul campo mi sembra che abbia qualche problema in più sopratutto in difesa, nonostante ieri ha comunque svoltato con buone difese. Pangos e Baron sono grandi talenti ma peccano in difesa,vedremo in futuro.

    1. Sicuramente non è il loro punto forte, però non è che Rodriguez e Daniels brillassero in quel fondamentale, in più quest’anno è arrivato anche uno specialista come tonut, avendo inoltre in squadra gente come Shield e Hall possono tranquillamente difendere sul portatore, certo manca uno come Delaney che infatti abbiamo pagato nella serie contro l’Efes.
      Ad ogni modo ieri abbiamo concesso 26 punti in tutto il secondo tempo dei quali alcuni clamorosi e dovuti alla straordinaria vena di Zach…

      1. Sergio Rodriguez sopperiva alle sue lacune difensive con il carisma, con la leadership, trascinava i suoi compagni e faceva rendere al massimo gli stessi, sfruttandone le caratteristiche di ognuno, compreso Kaleb. Tutte qualità che Pangos, per ora, non ha.

      2. Non è che con carisma e personalità e leadership difendi sugli avversari, infatti nei momenti chiave sui vari larkin, James, Wilbekin, Calathes ecc c’erano sempre delaney, shield e hall, allo stesso modo ieri al posto di KP è entrato Tonut che nel finale ha contribuito alla persa di Andjiusic.
        Personalmente quello che più mi preoccupa non è la fase difensiva (della quale non è mai stato tra i top e probabilmente mai lo sarà) ma come scritto sopra nella mancanza di playmaking pura, e su questo siamo d’accordo che il Chacho era un’altra cosa

  5. Vinta di personalità, molto difficile su questo campo e contro un Leday perfetto per il 99 per 100 delle sue azioni. Se Olimpia impara a scaricare sempre la palla quando si è raddoppiati si giocherà con meno difficoltà e questo vale per tutti, anche per gli ottimi Davies e Shields. Molto bene anche Pangos e Voigt, vittoria di squadra che servirà tantissimo per le prossime 2 partite.
    Dopo il 10-0 del Partizan di inizio quarto quarto, la difesa è stata impressionante negli ultimi sette minuti.
    Vittoria di una importanza colossale, anche e soprattutto a livello mentale.

  6. Milano tra i piccoli ha cambiato Rodriguez con Pangos, Delaney con Mitrou-Long e Daniels con Baron, l’ex Brescia va testato in Eurolega ma penso che il reparto alla fine si rivelerà migliore (il carisma di Rodriguez non sarà facile da sostituire). Poi c’è Hall che già l’anno scorso aveva preso il posto di Punter, giocatori abbastanza diversi ma preferisco il primo.

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