Asvel vs Olimpia Milano, 5 domande 5 | Pangos, Hall, Melli e Hines per un finale infuocato

Torna l’EuroLegue, tornano le 5 domande 5 di ROM su Asvel vs Olimpia Milano. Entriamo nella modalità europea parlando del match di domani

Torna l’EuroLegue, tornano le 5 domande 5 di ROM su Asvel vs Olimpia Milano. Entriamo nella modalità europea parlando del match di domani.

Pare ormai un concetto assodato: l’Olimpia non è in grande condizione, e si è visto anche con Brescia. Cosa attendersi dalla gara di domani?

«Una discreta rotazione per tre quarti, poi nel finale si giocherà molto con Pangos in regia, Hall al suo fianco, e Hines con Melli sotto canestro. Il quinto uomo sarà figlio degli eventi. Messina gestirà le forze e poi andrà con i suoi pretoriani per prendere le decisioni migliori, e magari allontanare Fall dal canestro in difesa, visto che il ragazzo sta bene e l’Asvel, da sempre, è squadra molto atletica».

Psicologicamente il successo contro Brescia non può che aver fatto bene.

«Indubbiamente sì. Ettore Messina è parso preoccupato, ovviamente solo sul breve termine, dopo il ko in Supercoppa. Uscire dal match con Brescia con un 6/7 da 3 nell’ultimo quarto aiuta, perchè le soluzioni sono state differenti dall’anno scorso. Un simile dato, sino a giugno, non arrivava neanche in allenamento, ed è figlio del talento dei protagonisti».

Melli si attende un Asvel più forte di un anno fa, è davvero così?

«Difficile a dirsi. Jones e Okobo non si regalano facilmente, ma certamente Nando De Colo ha una presenza totalmente differente nei momenti che contano, così come Joffrey Lauvergne sotto canestro. E con David Lighty il tris può fare male. Da vedere la crescita di Amine Noua in ala, e la resa in regia di Parker Jackson-Cartwright: diciamo che i primi passi non sono stati eccellenti. Due ko su tre gare in campionato…».

Nei minuti finali si parla di Hines e non di Brandon Davies: cosa può dare il centro ex Barcellona?

«Tanto in avvio. Ha mano, può risolvere tanti problemi in attacco con il jumper dalla media, e di certo a rimbalzo si farà sentire. Ma, come ha detto lui, Messina vuole farlo crescere come giocatore, dunque renderlo più duro in difesa. Siamo in un processo, ora come ora vado con Hines».

E’ una gara da vincere senza “se” e senza “ma”?

«E’ una trasferta, e Milano ha il potenziale per stare davanti in classifica. Non caricherei oltremodo la vigilia, il percorso può essere positivo a prescindere dalla partenza. Ma certo può aiutare: l’Olimpia in questi ultimi due anni è sempre partita forte, costruendosi tra ottobre, novembre e dicembre un bel tesoretto su cui impostare il resto della stagione. E con un sorriso, ci si conosce tutti meglio».

4 thoughts on “Asvel vs Olimpia Milano, 5 domande 5 | Pangos, Hall, Melli e Hines per un finale infuocato

  1. Pillole quà e là: Lione meno forte dello scorso anno, Lighty giocatore che mi è sempre piaciuto moltissimo, bene Davies, ma chi mi fa sorridere,quando c’è, insieme a lui o senza è Sir Kyle

  2. L’anno scorso l’Olimpia ha tentato mediamente 23.6 tiri da 3 e 37.8 da 2 a partita.
    Quello è stato il suo gioco.
    Eravamo una squadra molto portata al tiro dall’arco, molto meno al gioco interno, anche per la scarsità di protagonisti di quel tipo di gioco.

    L’unico dato ufficiale di quest’anno è la partita contro Brescia, nella quale abbiamo tirato 39 tiri da 2 e 18 da 3.
    Numeri che sono già piuttosto diversi, se consideri il cambio notevole di proporzione tra i due tipi di attacco.
    Nel resto della preseason l’impressione è che abbiamo cercato il gioco interno molto di più del tiro dall’arco – confermando quindi il dato che ho sottolineato, che potrebbe in effetti risultare irrilevante per essere un dato singolo, della partita di Brescia – ; impressione che però si appoggia molto al rendimento di Thomas, che nelle prime partite era sembrato folgorante, così come la coppia da gioco interno, Thomas Davies, ha dato l’impressione di aver sostenuto il nostro attacco.

    Proprio perché il dato è limitato, e proprio perché Milano è ancora in fase decisamente sperimentale, i dati che ho esaminato potrebbero già essere significativi.
    La proporzione tra gioco interno e gioco dall’arco è cambiata, insieme di conseguenza alle possibilità di attaccare il canestro avversario che si sono diversificate, e che quindi stanno cercando di migliorarsi.

    È chiaro che il gioco interno è ancora del tutto in fase sperimentale, in quanto l’anno scorso non aveva veramente a chi appoggiarsi. Di conseguenza se Thomas sbaglia la partita, come ha fatto con Brescia e nella finale del torneo di Cagliari, la Milano che sta sperimentando il gioco interno si trova in fallo, si trova a pagare un esperimento che non ha i protagonisti adatti a sostenerlo – anche se Davies ha fatto il suo, e alla grande.

    Voglio insistere su questo punto.
    Quando hai in campo Pangos, Baron che è uno specialista, Voigtmann, Hall, che sono tutti tiratori da 3 intorno al 40%, e invece insisti sul gioco interno, sulle conclusioni da 2, a me pare evidente che stai provando ad arricchiti di una dimensione ulteriore.
    Una per la quale non hai molta esperienza, che deve quindi essere del tutto costruita.
    È quello che sta facendo Messina adesso, secondo me, per cui a volte la squadra risulta balbettante.

    Abbiamo anche giocato senza due delle nostre stelle: a parte il fatto che in fase di costruzione questo particolare è stato considerato poco, e giustamente, le due stelle sono mancate nelle posizioni critiche come il play maker e l’ala piccola, la posizione 3, per la quale, mancando anche Datome, abbiamo soltanto Thomas, che non si è rivelato esattamente dotato per il ruolo. A parte questo fatto, secondo me in quella che sembra un’immaturità attuale della squadra, va considerato il tentativo di aggiungere il gioco interno al nostro gioco e aggiornarlo in quel senso.
    Tutta roba “mai” vista prima da noi, e che quindi ha bisogno di tempo, di scelte, di aggiustamenti, anche da parte dello staff – che comunque mi sembra abbia fatto questa scelta.

    Tanto per dire, a conferma: quando siamo tornati ad affidarci ai vecchi moduli – ad affidarci al tiro da fuori, avendone i giocatori adatti – Brescia è scomparsa in pochissimi minuti.

    È chiaro però che con un attacco monodimensionale in Europa non vai lontanissimo, quindi l’insistenza a cercare il gioco interno, per quanto al momento sia penalizzante, è invece il grande esperimento in atto in questo momento, secondo me.
    Tanto per dire: vedo Fall in grande difficoltà a marcare un Davies servito bene e servito di continuo, come è facile che succeda se in campo c’è un play di livello assoluto come Pangos…

    Milano in questo momento accetta la fragilità relativa di avventurarsi su un terreno sconosciuto, o poco conosciuto, per acquisire una forza che se l’impresa riuscirà, potrebbe risultare decisiva.

  3. Vincere è importante ma siamo appena usciti dalla pre season e certamente la squadra è in divenire. Diamo tempo al tempo. Se poi si vincerà, benissimo. Magari Pangos, Hall a Shields la risolvono col loro talento offensivo, anche se ancora il gioco non c’è

  4. Campo nel quale abbiamo sempre sofferto e spesso pure perso,anche questa volta sarà certamente una battaglia dalla quale dovremo in qualche modo uscire vincitori senza troppo riguardo al bel,gioco.La tenuta sotto canestro sarà decisiva per l’esito finale perché soprattutto Fall andrà assolutamente limitato perché non faccia troppi danni anche se la partenza di Okobo per il Principato a mio avviso li ha parecchio indeboliti.Io direi 55/60% Olimpia e mettere fieno in cascina sin da subito in trasferta non ci farebbe altro che bene.

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