Vlado Micov: Stiamo facendo un buon lavoro. La bolla? L’Europa non è l’NBA

Il serbo ha rilasciato una lunga intervista a Nova.rs: dal ritorno in campo alla Supercoppa, passando per i dubbi sull’Eurolega

L’Olimpia Milano entra nella settimana del debutto ufficiale. Giovedì al Forum di Assago arriverà l’Acqua San Bernardo Cantù, per il primo impegno in Supercoppa Italiana. Tra tante facce nuove, una delle certezze in casa biancorossa è Vlado Micov ed il serbo ha fatto un punto della situazione, in una lunga intervista al sito serbo Nova.rs.

Penso che stiamo facendo un buon lavoro – le sue parole – contando la preparazione e tutto quanto è accaduto con la pandemia, l’isolamento, la lunghissima pausa ed il graduale ritorno in campo. Abbiamo anche sette nuovi giocatori“.

Vlado Micov | La Supercoppa e le procedure

Il serbo parla poi della Supercoppa: “Saranno una sorta di partite di preparazione. È un bene la divisione territoriale, per noi il viaggio più lungo è di circa un’ora e mezza“. L’assenza del pubblico: “Purtroppo non ci saranno i tifosi, il basket si gioca per loro. Nel palazzo possono essere presenti solo 125 persone, giocatori compresi. Ma, d’altra parte, la priorità è la sicurezza sanitaria, non mi riferisco solamente al basket, ma alla vita in generale“.

A questo proposito, c’è un rigido protocollo per poter scendere in campo: “Dal mio ritorno in Italia, sono stato testato quattro volte e ci saranno altri test prima della Supercoppa. Ci sono anche un po’ di documenti, ma non è semplicemente possibile fare altrimenti, se vogliamo iniziare la stagione“.

Vlado Micov | I grandi dubbi per l’Eurolega

Il pensiero corre all’Eurolega, il cui via è previsto per il 1° ottobre. Ma ci sono tantissimi dubbi, per la situazione dei contagi, le restrizioni sui viaggi e le possibili quarantene: “È tutto una novità norme. A partire dalla lunghissima pausa, che purtroppo ha lasciato il segno su alcune squadre con brutti infortuni. Speriamo di evitare tutto questo, bisogna stare estremamente attenti“.

La bolla NBA sta funzionando. Ma non è una situazione praticabile in Europa: “In NBA tutte le squadre provengono dallo stesso paese, tranne una. Inoltre, non ci sono i campionati nazionali. In primo luogo, quante città potrebbero fornire campi di allenamento per 18 squadre? E cosa succederebbe ai campionati nazionali a cui partecipiamo tutti?“.

La situazione quarantena: “Dovremo vedere come attraversare i confini, se avremo un’eccezione alla quarantena. O se saremo in una sorta di quarantena dal decollo, all’hotel fino al ritorno a Milano. Ci sono molti dubbi, ma anche tempo, più di un mese. Vedremo“.

Vlado Micov | La speranza del vaccino

Per risolvere definitivamente la situazione, la grande speranza è il vaccino: “Speriamo. Fino ad allora dovremo prenderci cura di noi stessi, perché è l’unico modo per prenderci cura anche dei nostri cari. Capisco qualcuno sia infastidito, perché è una situazione non certo ideale. Ma il mancato rispetto delle regole, non è un modo per esprimere protesta o ribellione. Facciamo quello che serve, a cominciare dallo stare attenti e dal ridurre al minimo il rischio per la salute“.

3 thoughts on “Vlado Micov: Stiamo facendo un buon lavoro. La bolla? L’Europa non è l’NBA

  1. Come sempre il Professore la mette giù chiara, semplice ed efficace, sul parquet come sulla stampa. Contrariamente ai vertici della governance del basket, italiana come europea. Stiamo ancora ad arrovellarci su numeri, ipotesi e quant’altro, ma la verità è che dobbiamo organizzarci sulla base di procedure efficaci, basate su protocolli meditati e realistici. Il re è nudo, purtroppo: questa pandemia (rimango sul tema basket, il resto mi pare non affrontabile in questo contesto) ha messo in chiara luce un fatto lampante, e cioè che il basket, a livello italiano come continentale, non viaggia da troppi anni su binari sostenibili, diviso tra sogni di grandeur e realtà di sussistenza (cosa che anche da queste colonne è stato ampiamente denunciato con chiarezza). Al di là di singole opinioni e cordate d’interessi, c’é un’intera classe dirigente che si muove sul qui e ora, peraltro male, ma che non ci fosse una prospettiva era chiaro già da tempo. Vlado mette in chiaro alcune criticità che non solo non sono state risolte, ma neanche sono state affrontate. La richiesta di rivedere i parametri per gli accessi ai palazzetti mette in luce un fatto molto chiaro: come immaginiamo e prepariamo una gestione corretta ed efficiente di una situazione che ci obbliga a ripensare globalmente al mondo del basket? Siamo nelle mani di Gandini e Petrucci? In bocca al lupo a tutti noi. E quando parlo di “tutti noi” non sto certo pensando solo e principalmente al basket d’elite, quanto a tutto un movimento di società dilettantistiche sparse sul territorio, di bambini che hanno il sacrosanto diritto di formarsi anche competendo e cooperando su un parquet, di persone che per pochi spiccioli (spesso neanche quelli) fanno sopravvivere sui territori presidi di formazione umana e sportiva, di socialità sana e solidale, di genitori che passano tanto tempo per dare ai propri figli un’occasione di crescita e socializzazione. Su questo sento parlare troppo poco, perché lo dico sinceramente, possiamo anche sopravvivere senza Cremona, Roma o anche l’Olimpia (oddio, anche il basket “apicale” ha una funzione di stimolo ed esempio, oltre che di competitività ad alto livello, non vorrei essere frainteso, la correlazione tra le “alto” e “basso” la darei per scontata), ma senza la società sportiva del proprio paese, del proprio quartiere, si va poco lontano, come sportivi ma anche come cittadini e come formatori delle future generazioni.

  2. Ciao Marco, sono d’accordo con te. Il basket e direi lo sport sono stati finora gestiti solo su base emergenziale.
    Da un lato dimenticando che a certi livelli si tratta di lavoro con indotto non trascurabile su molte persone e non parlo certo dei giocatori, che hanno meno problemi a resistere un anno con stipendi azzerati o abbassati, ma di tutti gli altri che vivono di sport.
    E non riesco a capire come questo non abbia ancora generato una “rivoluzione” da parte del mondo sportivo professionista. Forse sta arrivando.

    Da un altro lato, forse addirittura piu’ grave, c’è quello che dici tu: si è ignorato completamente la parte ludico/educativa essenziale per dilettanti, ragazzi e bambini.

    Ma non mi meraviglio, vista l’attenzione data alla scuola, figurati se si è pensato e programmato su queste aree…
    La povertà della classe dirigente nello sport è talmente eclatante, che non c’è da meravigliarsi.

    In generale, anche se sono d’accordo di non allargare la discussione, vedo dovunque i segni della incapacità italiana di pianificare sul medio periodo, tanto quanto si è vista la nostra straordinaria abilità nel trovare soluzioni durante l’emergenza (non sempre ma spesso).
    Tempi duri ci aspettano ed ancora lunghi….

  3. Un grande uomo un grande professionista..un vero leader in campo e fuori..questo e tanto altro è Micov…quanto parla lui giù il cappello..non c’è null’altro da aggijngere..

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