L’Europa è compromessa: perché Istanbul è un nuovo punto più basso (all’interno anche un pensiero pre-gara di Luca Banchi)

Ko con il Galatasaray. Ancora. Per la quinta volta in fila in EuroLeague, per la terza volta nel giro di una settimana se si conta la LBA. 83-80 per (non) gradire, penultimo posto in classifica, meglio solo dell’Unics Kazan, che comunque contro i biancorossi vinse due settimane or sono. In tutto questo, sono altre le cose che fanno ben più tremare.

SQUADRA ALLO SBANDO?

No, ed è questo che lascia ancora maggior sconcerto dietro di sé. L’Olimpia Milano, contro il Galatasaray, inizia a combattere solo con le spalle al muro, esattamente come contro Venezia, esattamente come nella fase finale della passata stagione. Un reazione di insieme, che conferma come non ci sia un insieme. Jasmin Repesa, ora con un roster da 13 uomini, perde Andrea Cinciarini e Milan Macvan, e si gioca l’ennesima gara senza domani con 8 uomini, 7 più i 10’ di Bruno Cerella. In un concetto di ampia rotazione, a dicembre il coach croato pare già volersi circondare di soli pretoriani, mandandone due oltre i 30’ (Simon e Dragic), due molto vicini (Kalnietis e Sanders), e chiudendo il cerchio con i 24’ di Hickman e la perfetta alternanza McLean-Raduljica.

L’ATTEGGIAMENTO DI REPESA

Così diverso dalla furia di Torino, e dunque ancora più allarmante. C’è della frustrazione nei modi del coach croato, che professa la necessità di lavoro, e pare accondiscendente con una creatura in cui riconosce invalicabili limiti psicologici. Perché allora c’era una squadra che non piegava le gambe, e vinceva soffrendo pur segnando 100 punti. Ora la difesa non si è innalzata (come sottolineato da Flavio Tranquillo nel corso di Basket Room, vi sono notevoli mancanze di comunicazione nei rientri sulle transizioni avversarie) e l’attacco ha inevitabilmente perso di ispirazione, perché le incomprensioni di in lato del campo non possono improvvisamente diradarsi sull’opposto verso.

FATTORE PSICOLOGICO

Da queste colonne avevamo sottolineato come il ko con Venezia potesse essere salutare, come un’improvvisa e non più rimandabile presa di coscienza. In questa visione ci è poi venuto in aiuto, dunque in contrasto, l’ex guida dell’Olimpia Milano Luca Banchi (qui l’intervista completa su Sportando): «Non credo. Perdere a Venezia, come a Reggio Emilia ed Avellino, era quanto meno preventivabile. Ma in una situazione come questa, non fa altro che negativizzare ancora di più il momento. E in Europa, per chiudere il girone di andata, servono quattro successi. Tutt’altro che semplice, anche dopo l’addio di Alessandro Gentile». Il primo successo non è arrivato, e per 25’ almeno si è vista la solita squadra: confusa, muta, incapace di costruire una trama di gioco con due playmaker sideralmente lontani dal concetto di «gestione». E a Istanbul arriva così l’ennesimo fallimento, probabilmente l’ultimo e definitivo. Perchè il Galatasaray è sceso in campo senza play per 40’, orfano di Daye e Thompson e con un Pleiss a mezzo servizio (15’ e 0/4 al tiro). Peggio di così?

Alessandro Luigi Maggi

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