Il nuovo CEO di EuroLeague: I mercati del basket più forti nei mercati economici più deboli

Marshall Glickman, CEO di EuroLeague Basketball, ha parlato nei giorni scorsi con il sito Sportico. Ecco alcune delle sue dichiarazioni

Marshall Glickman, CEO di EuroLeague Basketball, ha parlato nei giorni scorsi con il sito Sportico. Ecco alcune delle sue dichiarazioni.

«Voglio vedere le nostre partite, in termini audio e visivi, diventare più uno spettacolo; diventare più divertenti da guardare. Voglio [anche] che si faccia [più storytelling] attraverso le nostre piattaforme digitali, le nostre piattaforme social e attraverso i nostri canali [media] più tradizionali. Ha un ruolo per attrarre molte persone».

«Abbiamo un campionato in cui i mercati della pallacanestro più forti si trovano nei mercati economici più deboli, e il maggiore potenziale di business è in luoghi che non sono considerati mercati della pallacanestro tradizionali. C’è un ampio spazio aperto per la crescita, in particolare in Francia, Germania e nella grande area di Londra».

«Quando la NBA va a Londra con le partite di esibizione, i biglietti si esauriscono in due secondi. La NFL lavora a Londra. Anche la Major League Baseball lavora a Londra. Pensiamo che una squadra permanente di EuroLeague alla fine possa avere molto successo lì».

5 thoughts on “Il nuovo CEO di EuroLeague: I mercati del basket più forti nei mercati economici più deboli

  1. Per me il discorso è molto semplice: i tifosi vogliono i grandi giocatori nella propria squadra – non so, vedi ad esempio quante richieste abbiamo ancora oggi di aver potuto avere Vesely (che non era possibile), pur avendo avuto invece uno splendido Davies… – i tifosi vogliono i grandi giocatori e questi costano.
    Sempre di più, tra l’altro.

    Se tutto aumenta, se i soldi in ballo diventano così tanti e così importanti, è chiaro che ci vogliono dei manager esperti per gestire il tutto, per soddisfare la vorace fame di denaro del mercato del basket, alimentata dai tifosi che vogliono le star.

    E i manager ragionano come questo qui sopra.

    Vogliono che le partite diventino più “uno spettacolo” (???), vogliono che siano più “divertenti” (????).
    I soldi quindi bisogna andare a pescarli dove ci sono, a Londra principalmente, a Dubai dove ci sono offerte apparentemente serie, in Francia e Germania, dice il manager.

    Oppure torniamo alla Milano di qualche decina di anni fa, con 3000 spettatori a partita, come mi ricordo che fossimo, e giocatori che abbiamo amato molto, ma che star proprio non erano e i risultati ottenuti lo provavano ogni anno.

  2. L’attuale EL nello svolgersi naturale della competizione già offre uno spettacolo di grande livello (non fine a se stesso, quello è il circo); quando si esagera, forzando il calendario, con i back to back, ovviamente ne soffre anche quello che, per il nuovo CEO, è il fine ultimo e “utile”……..o vogliamo copiare anche il peggio da NBA?

    1. Voglio chiarire che il mio commento sopra non è in alcun modo un appoggio o un consenso al pensiero del nuovo CEO.
      Ma semplicemente l’osservazione oggettiva di quello che succede e delle direzioni che si prospettano.

      Al contrario quelle che sembrano essere le sue idee non mi piacciono per niente.

      Non credo infatti che il gioco possa essere reso più divertente di quanto già non sia: offre emozioni e spettacolo in gran quantità.
      Non si tratta quindi di aggiungere elementi esterni al gioco per attrarre spettatori, secondo me, ma di sapere invece mostrare anche al pubblico che al momento non apprezza, le qualità intrinseche di questo spettacolo sportivo, che già oggi porta decine di migliaia di persone nelle arene.

      L’esempio NBA è controverso.
      Leggo infatti, ma non ho potuto confermare, che ultimamente i loro ascolti e gradimento sarebbero in crisi – e per quanto mi riguarda trovo conferma nel fatto che il loro spettacolo m’interessa sempre meno, lo guardo poco o niente, non spenderei un euro per seguirlo.

      È diventato un fatto mondiale e sono stati bravissimi, ma forse oscillano sotto il peso del loro stesso successo, quando i numeri sono diventati troppo grossi, dei dollari in particolare, senza che il livello sportivo sia riuscito a non farsi soffocare dai conglomerati di star.

      In ogni caso, secondo me, il livello di spettacolarità NBA non è ripetibile su scala mondiale dal basket europeo, perché semplicemente non esistono da noi atleti delle qualità fisiche che hanno loro, che sono quelle apprezzate dal pubblico più ingenuo.
      Gli americani hanno ovviamente anche qualità tecniche eccezionali, ma credo che il grande pubblico, quello che il nostro CEO vorrebbe inseguire, se ne renda meno conto, quindi non sto a fare il confronto tecnico tra basket europeo e americano.

      La nostra strada dovrebbe quindi essere un’altra.
      E in particolare, secondo me, quella di salvaguardare e presentare al pubblico come un valore, il livello sportivo che il basket europeo ancora lascia primeggiare, com’è esplicito nello slogan: ogni partita conta!
      Perché da noi in effetti è così.

  3. Va benissimo pensare a promuovere meglio l’EL; va bene pensare di renderla più attraenta, più spettacolare; va bene renderla profittevole per chi investe (mentre oggi genera debiti ai proprietari) ma tutto questo non può avvenire a scapito dell’aspetto sportivo. l’NBA funziona perchè prima di tutto c’è interesse per il basket in quel paese. Perchè non funziona il soccer ? Oppure perchè funziona un gioco noioso come il baseball ? Perchè alla base di tutto c’è l’interesse delle persone. Siamo sicuri che se a Londra l’NBA giocasse 3 partite a settimana ci sarebbe sempre il sold out ? Stessa cosa vale per Dubai. Anche a Milano gli Harlem fanno il pieno, ma giocano ogni 2 anni.

  4. Un conto è riempire il palazzo per un paio di partite NBA in cui molti anche a Londra sono incuriositi di vedere dal vivo le star, un’altra cosa sarà riempire con regolarità un palazzo per vedere una lega nazionale di basso livello ed un EL in cui per anni saranno comprimari. Se poi per fare posto a Londra deve restare fuori una piazza storica, non lo vedo un bello spot promozionale del basket.

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