Nella giornata di ieri la Stampa ha pubblicato un’intervista a Ettore Messina in merito al tema playoff:
Nel 1977 il Basket italiano aprì ai playoff. Quali furono i motivi? Allenavo ancora le giovanili ma ricordo che lo scudetto era un testa a testa tra Milano e Varese o al massimo riguardava 3-4 squadre. E a volte si decideva con molte giornate di anticipo. Non c’era più suspense, l’interesse stava crollando. Così nel ’75 introdussero la poule scudetto e dal ’77 i playoff
Fu una rivoluzione piena di contenuti nuovi, spesso imponderabili. Improvvisamente poteva vincere anche una squadra non favorita e diversa dalle solite. Erano sfide faccia a faccia, con duelli diretti che aumentavano le rivalità tra club e anche tra giocatori. Capitava che una big trovasse la sua bestia nera e uscisse subito sconfitta. Erano aumentate adrenalina e pressioni. E vincere una partita fuori casa diventava quasi decisivo. Insomma, era tutto più bello. Aumentarono gli incassi, i diritti tv, gli sponsor e l’interesse generale
Per il calcio, ad esempio, non so se sarebbe una buona idea. I play off non fanno parte della mentalità del calcio, uno sport che accende enormi passioni e pressioni: concentrarle in grandi stadi pieni di gente forse potrebbe anche essere rischioso. Paradossalmente però questa pandemia di Covid potrebbe offrire un’occasione unica al calcio, anche se solo temporanea. Il calcio potrebbe optare alla fine per i playoff a porte chiuse, e in questo caso magari funzionerebbero. Non credo invece che possa diventare una scelta stabile e la nuova formula del futuro. E poi c’è un altro problema…
Diciamo che, in questo senso, la Juventus potrebbe avere più da perdere che da guadagnare