Terzo appuntamento con il nostro «Un semplice giudizio del roster dei #meninred». Equilibrio tra positività e negatività potenziali, per prepararci alla stagione che sarà. Commento ed opinione.
Dopo gli esterni, tocca agli interni. Nella quarta, e ultima puntata, parleremo di Simone Pianigiani.
ARTURAS GUDAITIS
Cosa può dare?
Giocatore di valore e ambizione (l’attacco ad eurohoops ne è la dimostrazione), ha i numeri per diventare uno dei top di EuroLeague: centimetri, peso, capacità di «rollata» e arricchimento in post. Ha tutto per non essere «meno» di qualsiasi avversario.
Criticità.
Nonostante i chili tende a perdersi nella battaglia, a negazione dei suoi «natali» di lotta. E’ questo il fattore che, sino ad oggi, ha invitato Pianigiani ha consideralo più un giocatore fronte a canestro, piuttosto che una banca sicura cui affidarsi in post basso.
KALEB TARCZEWSKI
Cosa può dare?
Verticalità e potenza, è oggi uno dei più interessanti «backup» nel ruolo di centro in Europa. Cresciuto sensibilmente nel suo primo, integrale anno europeo, ha numeri facili che lo rendono una costante terra inesplorata. Il turnover in Italia, che non escluderà nessuno, può garantirli anche spazio in terreni di sfogo meno competitivi, quindi più gratificanti.
Criticità.
Valore tecnico ancora di dubbia valutazione, ha carattere furioso che lo porta a lunghi momenti di frustrazione, percepibili soprattutto in difesa. Non la massima garanzia, per lui, in un roster che somma anche «cagnacci» in marcatura come Burns e Brooks. Vi è poi un discorso di convenienza: ritenuto Gudaitis il centro titolare, non sarebbe stato più utile un «backup» differente, dimensionato ma più abile nei cambi difensivi (alla Hogue)?
MINDAUGAS KUZMINSKAS
Cosa può dare?
Talento infinito, è la classica star di mercato dimenticata dopo qualche passaggio a vuoto. Perimetrale, esperto, devastante in transizione, può essere la terza opzione di una squadra più portata al contropiede.
Criticità.
Il matrimonio con Milano, voluto con forza da entrambe le parti, è stato per ora avaro di soddisfazioni. Dimenticato più nella sostanza che nel ruolo, con una Milano riflessiva da p&r (quindi pigra in transizione) rischia di essere solo un attaccante da servire in angolo per immediata conclusione. Troppo poco per un talento che, in fin dei conti, ha dimostrato di deprimersi facilmente.
CHRISTIAN BURNS
Cosa può dare?
Candidato al titolo di mvp dell’ultima LBA, è giocatore che ha dimostrato di poter dominare in Italia se utilizzato da centro, o senza elementi stanziali nel pitturato. Un cavallo da sellare, dunque, senza remore in terra nazionale (in accoppiata con Brooks), ma capace di essere difensore vigoroso (anche sui centri) in EuroLeague.
Criticità.
Pianigiani, nel primo anno milanese, ha mostrato poca confidenza con le rotazioni allargate (come Luca Banchi, peraltro): a 33 anni, lo scarso utilizzo potrebbe anestetizzarlo.
JEFF BROOKS
Cosa può dare?
La sua sola presenza può dare oggi una nuova dimensione a Milano, quell’ala grande di importante fisicità utile in transizione e percepibile in difesa. Un secondo custode del pitturato per sporcare ogni linea di passaggio, una quarta minaccia in contropiede a rimorchio così come al tiro da fuori. L’accoppiata con Burns, in Italia, può essere uno stimolo a fare di Milano un «cavallo da corsa».
Criticità.
Giocatore differente, ma stesso ruolo di Kuzminskas, dunque uguale concetto: il p&r in fase non dinamica può costringerlo ad un ruolo da spettatore in attacco, con pochi palloni a disposizione. E la scarsa attività offensiva, spesso, immalinconisce anche in difesa.