Buongiorno Olimpia, la rubrica semi-quotidiana di cui non si sentiva il bisogno che ci accompagnerà quasi ogni mattina al risveglio.
«La Fip, piuttosto che un aumento a 18 squadre, si augurerebbe una riforma che anzi diminuisca il numero dei club pro’, anche arrivando a 12, insomma creando una sorta di Superlega».
Così Mario Canfora, sempre attendibile in quanto a tematiche federali, su La Gazzetta dello Sport. Per quanto non sia chiaro il concetto reale di “Superlega” la sola volontà di ragionare sui numeri della LBA apre a scenari interessanti.
Non siamo per il “taglio” a tutti i costi, perché il numero complessivo di gare attuale è “gravoso” solo per chi partecipa ad EuroLeague, e come ribadisce il detto: “hai voluto la bicicletta…”.
Al tempo stesso il “12” ipotizzato pare eccessivamente ridotto, ma cela (neanche troppo) la volontà di alzare i muri dei controlli in data di iscrizione, evitando casi come la Torino di un tempo e la Roma di oggi.
Perché sarebbe fuorviante, nel momento attuale, accusare FIP o LBA del “caso Toti”. La società capitolina si è iscritta al campionato rispettando le norme attuali. Dimostrando, al tempo stesso, come non siano più efficienti.
Se si deve puntare alla qualità ed a un prodotto vendibile la riduzione la vedo necessaria. Più si è più prevale la necessità di sopravvivenza e quindi si va verso la mediocrità. Oltretutto meno squadre tiene sempre alto il livello di tensione ed attenzione. Poi se i paletti messi, anche per salute finanziaria delle squadre su arriva anche a meno di 12, allora averne per forza di 18, questa è la forzatura. La vedo come è sviluppare il tifo con più squadre o la cultura sportiva avendo meno squadre ma di qualità?
Però è il numero necessario, per la realtà attuale del nostro basket.