Dalla tripla di Micov a Valencia alla tripla di Shields a Monaco è passata un’eternità senza tempo. Eppure stesso brivido caldo, stessa emozione, stessa casa dove urlare a squarciagola e stessa gente con cui festeggiare. Olimpia Milano da dieci e lode, guardando la serie di W in archivio.
Vincere o perdere una gara così sul parquet dell’Audi Dome avrebbe fatto una differenza minima: non sarà mai un tiro dentro o un tiro fuori a farmi cambiare opinione sul senso assoluto di quello che succede.
E sfangarla a casa di Trinchieri – uno che se può metterti addosso un granello di sabbia per incasinarti la vita compra la spiaggia di Ipanema e ci costruisce la reggia di Caserta in scala 1:1 – è sempre un bel segnale per ciò che si para all’orizzonte. Non è lo 0-1 o l’1-0 sul sito di Eurolega a dirci cosa succederà a inizio ottobre. Aspettando sempre Punter e Micov.
Capitoletto a parte andrebbe speso per Kyle Hines. L’emblema del motto ‘quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare’. Otto Final Four consecutive quattro titoli non si spiegano altrimenti.
Fortuna, almeno, che è un “tappo”… Vita crudele però quella di Trinchieri: lo ha portato a Veroli, lanciando la carriera del piccolo lungo, e oggi dovrà leccarsi le ferite.
Ah, dalla regia mi suggeriscono che forse la madre di Dio non è davvero nata in Danimarca (come ho ipotizzato su Twitter) ma sicuramente si porta dentro sé una spiccata simpatia per il Paese di Amleto.
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