Il percorso netto dell’Olimpia dopo Pesaro, tra qualità degli avversari ed identità tecnica

Quarto successo dell’Olimpia in campionato, record globale in Italia di 6-0 che, aggiunto al 3-1 europeo, vuol dire un 9-1 decisamente soddisfacente per i biancorossi.

La gara di Pesaro non presentava insidie particolari e così è stato. Buona distribuzione di minuti, con l’eccezione forse dei 24′ di Mike James che potrebbero apparire esagerati nel contesto della sfida ma che valuteremo nei nostri cinque punti abituali, nessun rischio corso e semplice imposizione di una forza di fronte alla quale la VL non poteva opporre resistenza.

  • 4-0, come detto, è record di buona fattura, soprattutto se si considera che, a parte la Virtus, vicina nel punteggio per lunghi tratti della gara alla seconda giornata, Milano ha passeggiato tranquillamente alla media di 14,75 punti di scarto. E quella fattura è buona soprattutto se si pensa all’ottica europea. Sforzo limitato, ricerca dell’oliatura dei meccanismi e risultati in ghiaccio: di meglio non si può chiedere ad un campionato che sino ad aprile regalerà emozioni decisamente limitate.
  • Si accennava al minutaggio di Mike James, che parrebbe esagerato. Di certo va sottolineato come vi sia stata la necessità di reinserire il giocatore in un momento di basket non certo sfavillante, cosa che, di fronte ad un miglior rendimento dei pari ruolo, si sarebbe potuta evitare. Non mi scandalizzerei per i 24′ in sé, considerando che spesso i giocatori, soprattutto quelli di livello, preferiscono un utilizzo di un certo calibro anche in gare meno importanti, per non perdere il ritmo agonistico. Anche perché si potrebbe cadere nell’errore del credere di poter accendere e spegnere la luce alla bisogna, cosa che, ad esempio, costò molto alla Milano del Banchi 2, tra campionato dominato ed Eurolega di grande difficoltà.
  • Le statistiche della gara dicono tutto e niente. Tale e tanta la superiorità milanese da non doverne spulciare alcun dato. In generale si potrebbe dire che, a livello di qualità, un gara in cui le due squadre sfornano un totale di 22 assist e 18 perse, non verrà ricordata nei secoli (11/7 Milano, 11/11 Pesaro). Brava comunque Milano ad imporre la propria qualità individuale e di squadra senza dover ricorrere ad alcuno sforzo supplementare. E molto brava nel non cader nel tranello della deconcentrazione, cosa che in LBA è possibilissima.
  • Il calendario nazionale finora è stato ottimo alleato milanese. Sinora si sono incontrate squadre che ad oggi hanno un record globale di 5 vinte ed 11 perse, oltretutto con due turni casalinghi ed una trasferta, quella di Bologna, logisticamente abbastanza agevole. Le prossime quattro gare, che includeranno la sfida con Venezia il 18 novembre al Taliercio, diranno di più. 10-6 è il combinato attuale di Torino, Reggio, Venezia appunto e Cremona. Qualche insidia maggiore sarà ovvia ed allora si potrà verificare se il dominio totale in patria sarà effettivo. Molto probabile che sia così.
  • Ma la LBA è veramente salita di livello quest’anno? Francamente ho difficoltà a rispondere. Osservando nel weekend  dodici squadre per un minimo di 20 minuti a gara (Trento, Venezia, Brescia, Avellino, Bologna, Cremona, Cantù, Reggio, Varese, Trieste, Pesaro ed ovviamente Milano) diciamo che non vi è mai stata occasione di “saltare sul divano”, per usare un eufemismo. Possibile che vi sia un passo avanti e che tale passo sia visibile più in là, dando il giusto tempo ai coach, tuttavia vi sono dei dettagli che non possono passare inosservati già da oggi. Un vecchio grande coach mi raccontava che la qualità della pallacanestro espressa da un squadra la vedi da tre cose: difesa, lato debole e blocchi. Ebbene, Attilio Caja e la sua Varese sono quelli che difendono meglio, togliendo quasi totalmente il post basso agli avversari pur rimanendo bilanciati con la pressione sul perimetro. Il lato debole di Milano è la vera novità stagionale, quella che può permettere il salto in alto, ma non è dovuta ad altro che alla presenza di un fenomeno come James che, con facilità irrisoria, disegna traiettorie sconosciute ai più con dei traccianti che travolgono la difesa e mettono in ritmo il tiratore. Sui blocchi, beh, stendiamo un velo pietoso. Sono fatti, da tutti, talmente male che quando sono eseguiti, ormai sono un rebus anche per gli arbitri, che non sanno più se fischiare fallo in attacco o in difesa. Aggiungiamo pure che sì, qualcuno che gioca bene c’è, Milano e Venezia su tutte, ma l’omologazione tecnica è ormai totale. Si gioca tutti uguale, dalla prima all’ultima con pochissime variazioni sul tema, e non vi è alcuna possibilità di vedere una squadra e capire che è allenata da Tizio o da Caio. Le orecchie di Jasikevicius, per fare un esempio visto solo tre giorni fa da Oaka, stanno fischiando: giocare diverso e vincente si può, e lo si può fare anche senza il budget più alto ed il roster migliore.

Nota  a parte per James Blackmon. Da rivedere sul lungo periodo: potrebbe esserci qualcosa di interessante.

One thought on “Il percorso netto dell’Olimpia dopo Pesaro, tra qualità degli avversari ed identità tecnica

  1. Secondo me ci sta anche lasciare per strada qualche punto in lba, a condizione di avere poi la squadra pronta per il finale di stagione e per dare il massimo da subito in eurolega. Anche se in Italia le squadre in grado di batterci sembrano davvero poche.

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