L’Olimpia oltre Pistoia, che è stata tappa di pianura

Per dirla come ce la racconterebbe il bravissimo Luca Gregorio su Eurosport, uno che farebbe innamorare del ciclismo anche gli esseri umani di prima dell’invenzione della ruota, tappa in pianura riservata ai velocisti quella di ieri per la splendida, attuale Milano di Simone Pianigiani.

In un Forum desolatamente vuoto (la squadra meriterebbe oggi molto di più, ma bisognerebbe avvicinare i tifosi, non allontanarli con barriere di plexiglass…) successo largo, forse leggermente più complicato del previsto, di certo perfetto sotto il profilo della spesa di energie. In pratica quello che voleva l’allenatore, che poi è la cosa più logica, tanto spesso evocata in passato ma assai raramente vista, e non certo solo per colpa degli allenatori, come proveremo ad analizzare. La gara la riassume il tabellino, ed allora vediamo di andare oltre, raccogliendone i messaggi in funzione dei momenti in cui non sarà più pianura, ma gran premi della montagna a ripetizione.

Pistoia combatte senza paura: non ce ne voglia la discreta compagine toscana, ma questa era la gara più semplice, dal punto di vista psicologico. Ricorda, per certi versi, le presunte ottime prove milanesi in Europa lo scorso anno contro le grandi: ci provi, dai il meglio, ma perdi, perché non appartieni a quel contesto. Devi vincere le gare contro le tue reali rivali.

  • 5-0 in Italia e 2-1 in Eurolega, con alle spalle già due gare contro Real ed Olympiacos. Non si poteva far meglio e, nella forma, si è fatto anche molto di più di quel che era lecito sperare. Molto bene quasi tutto, con persino qualche importante margine di miglioramento. La gestione della seconda stagione della Milano targata Pianigiani è iniziata alla perfezione e questo è avvenuto perché gli attori sono di un’altra categoria rispetto al recente passato, perché il regista sta facendo bene e perché il messaggio alla platea è finalmente positivo e propositivo, di ben altro tenore rispetto a quello balbettante e basato sulla cultura degli alibi di un anno fa.
  • Mindaugas Kuzminskas è un giocatore notevole a marce alte, si perde nella totale impalpabilità se viene costretto in un contesto di minor ritmo. Ancor di più se  in un ruolo di “sponda”,  in quella maledetta posizione di 4 che ha fatto più vittime di uno tsunami nelle Milano guidate dai coach ex Siena. E questo vale anche per la squadra. Se corre, che non vuol dire necessariamente contropiede, ma ritmo in transizione, è di alto livello, altrimenti, innamorandosi della palla e del palleggio, diventa prevedibile ed assai vulnerabile.
  • Gli ormai arcinoti “tre tenori”, ieri due per giuste ragioni di rotazione, valgono il 75-80% delle potenzialità totali. Ed allora è lecito chiedersi, come opinione personale e nulla più, se sia poi vero che quello che servirebbe per il definitivo salto di qualità europeo sia il famoso 4 e non un cambio di valore reale ed immediato per le posizioni di 1-2, una combo che non faccia scendere di livello il valore globale quando James o Nedovic siedono in panchina. Giocatore eventualmente spendibile in “small ball” anche nel ruolo di 3. Per chi scrive, la necessità è questa.
  • Gli italiani e la “seconda squadra” per il campionato. Buone cose, in primis da Fontecchio, autore del canestro che chiude una gara che, almeno visivamente, avrebbe potuto riaprirsi. I vari Burns, Cinciarini, Della Valle, in aggiunta all’ala pescarese, sono realmente una “second unit” che può portare avanti un campionato di vertice? Non vi sono certezze assolute, ma di certo un continuo coinvolgimento potrebbe e dovrebbe darle. Perché sicuramente una stagione da spettatori privilegiati in Eurolega alla lunga ne potrebbe azzerare l’impatto: devono sapere che la domenica è il loro territorio di caccia, e da lì proporsi per minuti di qualità in settimana, quando le cose contano veramente. Ottima, in quest’ottica, la caratteristica di Pianigiani: non si guarda in faccia nessuno, si tira dritto facendo quel che serve.
  • La mentalità crescente. C’è e si vede. Anche in tante piccole cose di una gara non fondamentale come quella di ieri. Ok, questa squadra, costruita con budget raddoppiati o triplicati rispetto a quelle di Banchi e Repesa, è molto più forte. Accusare i due coach citati, unitamente al Pianigiani 1, di aver spremuto al massimo i titolari anche in campionato è esercizio almeno crudele e poco corretto: oggi i comprimari di cui si è detto, sono praticamente al livello dei titolari di allora. Un esempio? Lafayette/Jenkins, coppia di 1-2 spesso titolare, vale Jerrells/Bertans, oggi tra il sesto e l’ottavo giocatore in rotazione? Ma ce ne sarebbero molti altri da citare… Con materiale migliore il prodotto finale non può che essere automaticamente migliore, ma sì, c’è un ma. Il coach ha scelto di partire forte, non poteva permettersi qualcosa di diverso, vista la stranezza di un calendario di EL che ti propone 5 gare casalinghe nei primi 8 turni. Giusto fare così, per mille motivi. Ottimo lavoro sinora: bisogna continuare. Non sarà facile, ma il roster lo permette e lo richiede.

3 thoughts on “L’Olimpia oltre Pistoia, che è stata tappa di pianura

  1. Sono d’accordissimo che il vero rinforzo importante sarebbe tra gli esterni, in particolare un sostituto di livello per Micov, nella posizione di 3.
    Perché Jerrels come combo 1/2 tiene il campo molto bene, ed è pericoloso, anche se rallenta troppo la manovra, e Bertans è un valido sostituto nella posizione di point guard, 2.
    Poi se mi vuoi prendere un super 4, e tenere Kuzminskas come 3 sostituto di Micov, beh… non potrei oppormi, ma quali sarebbero le caratteristiche di questo 4?

    Un Printezis? Ovvero un giocatore maturo, pieno d’esperienza?
    Ma dove lo trovi uno così, di gran livello, che viene a Milano?
    O un giovane di belle speranze? Ma Pianigiani è persona adatta a fare crescere i giovani? Ha la fiducia necessaria? Dubito.

    Comunque è un problema che mi porrei a fine stagione, ora c’è questa da giocare.
    Abbiamo grande fiducia, è vero, ma tutto deve ancora succedere.

    A questo proposito durante l’intervallo con Pistoia ho visto Sandro Gamba avvicinarsi ad Armani, stringergli la mano e fargli i complimenti – non sentivo le parole, ovviamente, ma la mimica era chiarissima – per la nuova squadra.
    Si sono esaltati a vicenda, poi entrambi hanno fatto cenni di frenare, spingendo verso il basso con le mani, come chi dica: bello bello, ma stiamo a vedere.
    Un sorriso di soddisfazione reciproca e si sono lasciati.
    Quando dico che siamo in grande fiducia, dico questo.
    Che c’è la sensazione di avere giocatori di gran calibro, e molto motivati, che rispondono bene, e quindi la speranza di fare davvero bene. Ma tante cose devono andare a posto prima di riuscirci.

    Con Pistoia ho visto la partita di una squadra che dai suoi leader, James e Nedovic, ha preso definitivamente la grinta e l’agonismo di fare e di vincere.
    Lo spirito Olimpia, se vogliamo. Ed è molto bello vederlo in campo, anche contro Pistoia.
    L’intelligenza cestistica dell’altro leader di questa squadra, Micov, non si può imitare, purtroppo.

    Non so perché insisti che Burns e Della Valle abbiano una chance maggiore in EL.
    Vanno benissimo in campionato.
    La posta in palio in EL è troppo alta, per noi, per fare esperimenti, secondo me. Giocare in 7 va benissimo.

    Adesso viene il Khimki, ovvero la cosa che finora, mi sembra dal precampionato, temiamo di più: il play dominante. Sved.
    Vediamo come riusciamo a reagire. Mi aspetto di vederci soffrire parecchio, per una partita che ci parlerà davvero delle nostre chances reali.

    P.S. vedere il Forum desolante è stata una sorpresa negativa.
    Dopo Atene ingenuamente mi aspettavo davvero di trovarlo pieno di gente in festa, mi aspettavo un applauso frenetico e lunghissimo all’entrata della squadra.
    Ma tant’è.

    (palmasco)

  2. Quello che vedo quest’anno, a differenza dello scorso, e’ il turn-over, che e’ indispensabile se si vuole essere freschi in EL. Vedere in campo quintetti inediti ma con i vari Burns, Fontecchio e Della Valle in campo fa bene, perche’ e’ la strada giusta per avere il massimo da tutti.
    Giocare l’eurolega in sette? Difficile fare strada. Godiamoci il momento.

  3. Concordo praticamente su tutto e principalmente sul cambio di mentalità percepibile nelle prime gare.
    Rimane secondo me fondamentale tenere in ritmo più giocatori possibili (eurolega compresa) perché una rotazione troppo corta può dare risultati solo nel breve periodo (infortuni permettendo).
    Sulla esigenza di una alternativa ai tre tenori credo che la risposta di Pianigiani sia nella scelta di tenere Jerrells come “guida” della second unit; probabilmente il livello di fiducia su Curtis è altissimo e nella mente dello staff tecnico è lui l’alternativa ai tenori.
    A me dopo 20 secondi di palleggi sul posto possono anche venire dei dubbi ma quando c’erano da vincere le partite importanti l’apporto di Curtis è sempre stato super …… giocatore vincente a 360° (peccato abbia perso mezzo passo in difesa)

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