Il fatidico secondo anno… ma per Pianigiani le premesse sono ben diverse. I tempi della «dinastia» sono finalmente maturi?

Il secondo anno di una gestione tecnica, in casa Olimpia Milano, è a dir poco complicato da almeno 7 anni. Capitò a Sergio Scariolo, che non vinse nulla, ma anche e soprattutto a Luca Banchi e Jasmin Repesa, tricolori all’esordio. Ora, questo tiranno esame, tocca a Simone Pianigiani. Ma le premesse sono le stesse?

Luca Banchi e il caso Hackett

Luca Banchi arrivò a Milano su precisa volontà del presidente Livio Proli (esattamente come Jasmin Repesa e Simone Pianigiani dopo di lui), venne esaltato nei momenti positivi in EuroLeague, e difeso poco prima di gara-6 a Siena, quando il numero uno annunciò le dimissioni in caso di sconfitta. Il rinnovo sino al 2016, già definito, venne messo nero su bianco il 2 luglio 2014.

Eppure, qualcosa non andava. Livio Proli lasciò comunque la presidenza a Flavio Portaluppi, credibilmente non solo per necessità professionali nel mondo della moda. La ruggine aveva un nome e un cognome: Daniel Hackett. Quel che successe dopo è storia nota, come se la ferita aperta non fosse più rimarginabile.

Jasmin Repesa e la metodologia di lavoro

Jasmin Repesa, nel suo primo anno, dopo il preventivabile flop di Supercoppa con Reggio Emilia, conquistò Coppa Italia e Scudetto senza troppi patemi. Al coach croato la società riconobbe abilità in fase di discussione interna, e capacità di adattamento a giocatori del roster non così facilmente assimilabili al suo credo cestistico (Rakim Sanders).

D’altronde, dopo i no di Datome e Melli la squadra era stata assemblata in corsa… tuttavia… Il lavoro in palestra di Jasmin Repesa non convinceva totalmente, e lo scoppio del «caso Gentile» sorprese un po’ tutti.

Simone Pianigiani e l’unità di intenti

Ruggini, frizioni nei rapporti, che oggi non paiono riguardare Simone Pianigiani, certamente ai nastri di partenza con una situazione più salda alle spalle, un’unità d’intenti senza precedenti recenti in biancorosso. E questo è il miglior auspicio per aprire la tanto agognata «dinastia».

Detto dei fattori «ambientali» scendiamo sul lato tecnico. A ben vedere, qui i presupposti sono leggermente differenti.

Lo status di Luca Banchi

Luca Banchi era reduce da un’EuroLeague da urlo e forte di uno scudetto atteso 18 anni. Il suo roster passava per almeno tre giovani in parabola ascendente (Melli, Gentile e Samuels), e un Marshon Brooks che portò analisti di mercato europei a paragonare l’ex Nba a Nando De Colo per valore intrinseco dell’addizione. Vi era insomma uno status europeo, a dir poco solido.

L’ottimismo generale intorno a Jasmin Repesa

Solidità che non riguardava Jasmin Repesa, reduce da un ultimo posto nell’ultima EuroLeague a due fasi. Ma in quel caso la squadra di gennaio era ben diversa da quella di inizio stagione, rivalutata da colpi basilari come il play titolare, Mantas Kalnietis, il centro titolare, Esteban Batista, e il futuro mvp delle Finals LBA, Rakim Sanders. Insomma, non vi era un «vissuto» negativo sommato ad una campagna acquisti sulla carta importante (Dragic e Raduljica per fare due nomi).

I dubbi tecnici del Pianigiani II

L’Olimpia di Pianigiani ha sì programmato e confermato, ma anche cambiato in alcune posizioni chiave (1 e 2 sono nuovi innesti), in un’EuroLeague che nell’annata 2017-2018 ha detto “no” ai colori biancorossi. Arturas Gudaitis e Kaleb Tarczewski hanno potenziale di crescita ignoto, Mindaugas Kuzminskas si interroga sul suo reale valore da “4”, Vlado Micov non è eterno, e Amedeo Della Valle e Dairis Bertans studieranno metodi di convivenza.

Insomma, c’è qualche dubbio in più al momento attuale, che pare anche e soprattutto una legittima diminuzione di «spavalderia». Interrogativi, leciti, ma senza alcuna negatività. Anzi. Questa Milano, inserendo Mike James e Nemanja Nedovic, ha alzato il suo valore fisico e la sua presenza difensiva. Quel che di fatto è mancato con Jordan Theodore e Andrew Goudelock.

Conclusione

Con Banchi c’era ruggine nonostante lo status europeo acquisito, e il mercato impose una riscrittura delle gerarchie. Con Repesa c’erano alcune divergenze, un caso pronto ad esplodere, e una sostanziale “non conoscenza” dei valori a disposizione. Per Simone Piangiani vi è una condivisione di serenità di fondo, una presa di coscienza del proprio valore europeo, una linearità di evoluzione tra il 2.0 e l’1.0 (ovvero con l’intervento sui punti critici immediatamente rilevabili). Una differenza non da poco, anzi. La «dinastia», ora, non è mai stata così possibile.

5 thoughts on “Il fatidico secondo anno… ma per Pianigiani le premesse sono ben diverse. I tempi della «dinastia» sono finalmente maturi?

  1. La sfida, per coach e staff tecnico, e’ certamente intrigante. Quel minimo di continuita’ di squadra che il mercato ha garantito puo’ essere la base per una buona stagione. E la serenita’ descritta e’ certamente di buon auspicio. Concordo sul fatto che Kuzminskas sia uno dei nodi fondamentali della stagione, cosi’ come la continuita’ di Micov. Forse ci manca proprio un 3 “fisicato” per dargli il cambio.
    Burns e Della Valle li vedo poco impiegabili in Europa ma ci aiuteranno a fare la differenza in lba.
    Insomma: non sembrano esserci casi particolari che possano esplodere nello spogliatoio e in Europa vi e’ l’inserimento di alcune squadre nuove che potrebbero pagare dazio in classifica, in termini di inesperienza.
    Le premesse mi sembrano buone per lavorare in serenita’. Speriamo!

  2. Non so se faremo una buona EL, non so nemmeno cosa significhi “buona”, quest’anno per noi: l’ottavo posto, oppure stare in lotta per l’ottavo posto fino alla fine?

    Ci spero molto però, come tutti, e un po’ ci credo davvero.
    Pianigiani sembra avere avuto molto peso nelle scelte di quest’anno, e ha scelto in modo molto coerente con la sua idea di basket.
    A molti quell’idea non piace, ma è stato dimostrato che è vincente. Ed è stato anche dimostrato, sul campo, che le sue squadre trovano compattezza e lasciano emergere il talento.
    Guarda anche quest’ultimo anno, come ciò sia successo, una volta eliminato il granello che inceppava tutto: Theodore. La squadra s’è compattata, Goudelock ha finalmente esploso il suo potenziale, i nostri giovani centri sono cresciuti per tutta la stagione, Kuz ha partecipato alla grande a un paio di partite dei play off.

    È stato un colpo di fortuna, un infortunio, a permettere a Pianigiani di fare la scelta decisiva, di tenere fuori Theodore, ma questa circostanza ha due facce.
    Da un lato dimostra quanto Pianigiani sia in parte cieco alla realtà e difenda le sue scelte (fino alla fine ha continuato a parlare di reinserire Theodore); dall’altro lato forse proprio questo suo atteggiamento verso le persone che giocano nella sua squadra, determina quella lealtà e compattezza, quel dare tutto il proprio talento che le sue squadre hanno dimostrato di avere.
    Grande dote.

    Come ha detto l’anonimo qui da voi, la convivenza James Nedovic non sarà facile, ma se Pianigiani sa quello che fa, come credo che sappia – lo dimostrano le sue scelte – allora la chiave verrà trovata, e avremo un back court davvero forte, anche in Europa, certamente a livello di 8 posto.

    E poi Kuzminskas.
    Premesso che i 4 nelle squadre di Pianigiani muoiono, vedi da noi l’anno scorso, perché l’allenatore non ne esalta il ruolo, anzi lo mortifica, e premesso che Burns col suo dinamismo può fare quei tagli che mancano, e che Brooks ha fisico e tempismo, non ci serve un terzo 4, e Kuz allora può giocare da 3, ruolo che ama e per il quale è molto dotato, come cambio galattico di Micov…
    E un Kuzminskas contento, che gioca come sa, è certamente a livello di un 8avo posto in Europa.
    Bertans ha sostituito spesso Goudelock, l’anno scorso, può giocare molto bene da 2, e ha trovato nella lettura del “ricciolo” e nella velocità con cui lo esegue un’arma micidiale in quella posizione nel gioco di Pianigiani, soprattutto se accoppiata col suo tiro da 3.
    Jerrels e Cincia possono cambiare James a seconda se serva ordine, oppure continuare a martellare il ferro.

    Su quest’asse che funziona a pieno ritmo, QUANDO funzionerà a pieno ritmo, appoggio molte speranze e qualche certezza.
    Spero 😏

    (palmasco)

  3. Una buona eurolega e’, secondo me, lottare fino all’ultimo per i play off. Sul reparto piccoli sono d’accordo. Un po’ meno sui 4: Burns e Brooks non mi sembrano di livello “eurolega”. Cio’ portera’ Kuz a fare il quattro. Spero di sbagliarmi

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