Tanto si pianse che il dolore diventò reale

C’è una serie scudetto ed ora tutto, ma veramente tutto, può accadere.

Gara 4 al PalaTrento consegna un verdetto tanto inatteso quanto chiaro: dopo due episodi in cui la superiorità tecnica, fisica e di profondità milanese pareva aver indirizzato lo scudetto sulle rive del Naviglio, le due sfide in terra trentina hanno detto che c’è una squadra vera che non molla mai e che è perfettamente attrezzata per quello che sarebbe il più grande miracolo della storia del gioco moderno. Come sia possibile che un tale divario di uomini e talento non venga sfruttato a dovere dall’Olimpia è per certi versi un mistero, per altri la semplice risultanza di una pallacanestro molto misera, in cui le responsabilità vanno equamente divise tra staff tecnico e giocatori.

I punti chiave, a mio parere, restano gli stessi , poiché è la realtà stessa dirci che nulla è cambiato in casa milanese, così come in quella trentina: da un parte le solite, stucchevoli difficoltà tecniche e di sistema (che non c’è), dall’altra la voglia di gettare cuore e tutto quanto possibile oltre l’ostacolo, senza mettere però in secondo piano la lucidità esemplare di uno staff che legge partite e serie in modo straordinario.

  • Dopo 27′ si è 42-53. Vlado Micov è la mente, unica, che sale in cattedra e chiude la faccenda. Andrew Goudelock è il braccio. Gara, serie e scudetto paiono assegnati. Lì Trento non può combattere, il divario è troppo ampio. Non vi è alcun sentore di un possibile rientro dei padroni di casa, già sfiancati dallo sforzo per riprendere gli avversari dopo il 15-27 del 15′ ed in generale troppo corti per poterci riprovare. Ma… Trento è squadra, Milano no. Trento ha cuore, Milano no. Ed avviene il miracolo, che si consuma in uno dei due parziali che segnano l’incontro e riportano la serie al Forum in parità. 31-4 è inaccettabile sotto ogni punto di vista ed è perfetto svolgimento di un tema che come titolo ha la pochezza psicologica e tecnica dell’Olimpia. Ed allora gioco, partita ed incontro Aquila. Non siamo al Roland Garros, ma il paragone con la “garra” di Rafa Nadal ci sta tutto.
  • Si diceva del 15-27 di metà secondo quarto. Anche in quel frangente l’impressione era di una Milano troppo superiore. Trento non segnava mai, gli avversari parevano aver imboccato la strada giusta, sebbene anche per loro il canestro fosse stato sbarrato a lungo. 14-4 in 5′ e si è andati al riposo sul 29-34. Ed allora chi sta meglio? Impressione chiara, netta: se stai sotto di 5 dopo non averla messa nemmeno nella vasca da bagno, dopo aver barcollato profondamente, la fiducia è tutta tua, perché con qualche aggiustamento le cose si sistemano. Perché quegli aggiustamenti abbiano efficacia e perché vengano trovati quelli giusti ci vuole uno staff: qui la differenza tra Buscaglia e Pianigiani è stata clamorosa, anche perché da una parte c’è Lele Molin, uno che il basket vero lo mastica da decenni a livello ben superiore.
  • 31-4 !!! Dai, non è vero, è roba da partitella di inizio stagione… Ed invece è così. Non so se statisticamente la cosa abbia dei precedenti in una finale, ma poco importa: il clamore di questo parziale è assoluto. “Dimmi come esci dal timeout e ti dirò che squadra sei e come sei allenata” recita un vecchio adagio dei canestri. Ecco! 42-53, timeout di Buscaglia ed 8-0 Trento per il 50-53: ovvio timeout Milano e 12-4 ancora Aquila: 62-57. Altro timeout biancorosso ed altro 9-0 bianconero. E ci risiamo, sus ulteriore minuto di sospensione richiesto da Pianigiani sul 71-57. Si esce e si tocca il meno 16, sul 73-57. Partita chiusa, nonostante un effimero parziale finale aiutato dall’ovvia mancanza di lucidità di chi non può forzatamente giocare a certi livelli per 40′ in una rotazione effettiva a 7. Ogni volta che Milano è tornata in campo dopo quei timeout ha fatto sempre peggio. Ipotizzabili colpe solo dell’allenatore? Molto difficile, anche se evidente per certi versi. E ciò ci porta al punto seguente, ovvero i giocatori.
  • “Sputare sangue”. Dice qualcosa? Certo che sì, almeno ai più in là con gli anni. Il motto di “petersoniana” memoria è tutto ciò che manca a questi atleti. Talentuosi alcuni, bravi ragazzi altri, un po’ soft tutti. L’Olimpia è una squadra che può vincere solo ed unicamente quando il livello agonistico è basso. Lo dice una stagione, lo dicono otto mesi di piagnucolare vario, che è passato dall’ormai celeberrimo e stucchevole “vissuto” (dopo 70 partite???), attraverso lamentazioni singolari per troppa pressione (Firenze…) per arrivare a trovare, infine, i veri colpevoli di queste due sconfitte negli arbitri. E’ ora di mettere da parte tutto ciò e di provare a vincere uno scudetto per cui si resta, comunque, strafavoriti, perché rimane impensabile che dal 2-0 Trento possa vincerne 4 su 5. Il gioco direbbe così, Ma qual’è il gioco di Milano? Oggi è la sola speranza di giocarsela da frombolieri: che quel tiro da tre si avvicini al 40%, che magari lo superi, perché altrimenti non vi sono speranze. Il problema è che siamo ai PO ed il gioco si fa duro. Chi non ha retto la pressione di un quarto di finale di Coppa Italia contro Cantù ha le caratteristiche psicologiche per poter reggere una miniserie 2 su 3 contro chi ha rovesciato l’inerzia, nonostante il fattore campo rimanga vantaggio milanese? La speranza meneghina è che si riproponga la storia di due anni fa, quando si arrivò a gara 5 nelle stesse condizioni, dopo due gare oscene a Reggio. Ma allora la squadra, sebbene molto meno forte, aveva il suo reale MVP nel playmaker, ruolo che oggi è una casella con una X da riempire al più presto per la prossima stagione.
  • Cosa deve fare Trento per vincere? Continuare a leggere lucidamente le situazioni dal pino, come sta facendo Buscaglia, e proseguire nel tuffarsi in tre su ogni palla vagante, a rischio incolumità, come ha fatto Sutton contro i tabelloni nel primo quarto. Cosa deve fare Milano? Muovere la palla e ricordarsi che ha tre uomini, sì per chi c’è pure Cusin che può dominare sotto le plance, a cui la palla si può dare, e lo possono fare tutti, non il solo Micov. Così si apre la scatola per quei tiri da tre imprescindibili. Senza dimenticare che se un avversario ti tira un colpo, proibito o meno, se piangi perdi, se ne tiri uno anche tu vinci, Come accaduto in gara 1. L’Olimpia resta favorita, ma occhio ora, perché il dramma autoinflitto è dietro l’angolo. E la ragione, in fondo, è una sola: è assolutamente incomprensibile, nel bene e nel male, come accadano determinate cose a questa squadra. Dopo nove mesi è un po’ dura accettarlo.

PS Shields ed Eurolega fanno rima. Palleggio, arresto e tiro. Musica.

LE PAROLE DEI COACH

«Noi non siamo la squadra che può venire qui e strappare la palla dalle mani di Trento», rispondendo ad una domanda sulle poche palle recuperate. Una laurea in psicologia a Pianigiani non credo sia all’ordine del giorno in qualunque ateneo.

«Sappiamo che abbiamo un momento in cui raggiungiamo un punto di rendimento massimo ed è quello che dobbiamo continuare a cercare. Ogni gara è la continuazione di quella precedente ed allora dobbiamo fare meglio, perché nel finale non abbiamo fatto bene».

 

22 thoughts on “Tanto si pianse che il dolore diventò reale

  1. Poco da aggiungere e poco da commentare …
    Trento ha due stelle , una in panca ed una e’ Shields …
    Noi abbiamo un pregiudicato in panca , ed uno ancora peggiore che lo ha scelto …
    Senza trascurare che in questi 7/11 anni di progetto c’è un padrone che ha dimostrato più e più volte che de risultato sportivo gli interessa relativamente poco.
    Trento può anche aver “ picchiato “ , ma 31-4 di parziale dice tutto , il resto sono chiacchiere ….
    Piuttosto , se sono il coso in panchina , entro in campo e bestemmio contro gli arbitri , sarà poco elegante ma almeno cerco di fare una reazione , invece ECG piatto….
    D’altronde , parliamoci chiaro , in guerra chi vi portereste : Sutton o kuz , Shields o jerrels ??

    1. Perfettamente d’accordo, soprattutto con l’ultima riga.

  2. bell’articolo. mi trovi d’accordo praticamente su tutto. aggiungerei però che se anche le terne arbitrali fossero all’altezza si vedrebbe un basket degno di tale nome. non si può lasciar correre una partita segnata da gomitate continue (vero hogue e sutton?). se gente come arturas e kaleb finisce al suolo in quel modo sarebbe forse il caso di fare due chiacchiere con gli interessati e cercare di calmare gli animi. ok le partite maschie, ok l’agonismo, ma mi pare che l’atteggiamento arbitrale nei due match milanesi sia stato quello di punire i contrasti troppo violenti e guarda caso l’olimpia ha vinto facile, mostrando una bella pallacanestro.
    ora mi auguro di tornare sul 3 a 2 e di vedere, tra le file biancorosse, gente un po’ più incazzata, rabbiosa.
    per quanto riguarda pianigiani preferisco non esprimermi, non mi piace e lo ritengo un allenatore mediocre, ma continuo a credere che le responsabiltà e le colpe principali vadano sempre attribuite a chi calca il parquet.
    Forza Olimpia.

    1. Sicuramente vi sono tante responsabilità da parte di chi gioca. Se loro si buttano in tre sulle palle vaganti e Milano sempre soli, una differenza è palese.

  3. Io credo che la stella di Trento sia la società nel suo insieme. Cresciuta mettendo le persone giuste al posto giusto. Quello che è sicuro è che, se Milano vincerà lo scudetto, sarà perché l’ha veramente meritato, in quanto regali non ne riceverà. Non comprendo la politica societaria di Milano, perché spendere tanto subito e creare delle ovvie aspettative molto alte. Se si dà un contratto triennale ad un coach, lo si lasci formare la squadra con un po’ di tempo a disposizione. Prima si costruisce una struttura di base, poi si vede cosa si fa e cosa manca e si cercano le pedine giuste. Mi sembra che società virtuose come Brescia e la stessa Trento abbiano seguito questa strada. Copiare da chi fa bene non è mai sbagliato.

    1. Sicuramente la società ha responsabilità di competenza enormi. Ormai da anni.

  4. Non mi sarei aspettato di poter tornare a Milano sul 2-2, anche se è quanto accaduto anche nelle finali 2014 e 2016 (rispetto a quella attuale, molto meno forte la squadra di Repesa, molto più forte quella di Banchi, a mio parere). Concordo che, per quanto il metro arbitrale nelle due partite a Trento sia stato criticabile, una grande squadra deve essere in grado di reagire e comunque un 31-4 non si può certo spiegare solo con il trattamento subito dalla terna, non scherziamo. Pur avendo in generale una buona considerazione di Pianigiani, in queste due partite non l’ha gestita bene, con uno scarso tempismo nel chiamare timeout che mi ha ricordato quello che veniva spesso rimproverato a Scariolo, e con una insufficiente capacità di effettuare cambiamenti in corso (ma quello non era la sua specialità neanche ai tempi di Siena, si sa che se le cose non filano lisce secondo il suo piano partita fa spesso fatica a trovare accorgimenti in corsa). Sarebbe però ingeneroso attribuirgli tutta la colpa, io rimango dell’idea che in campo ci vanno i giocatori e con un surplus simile di talento se sei a +11 al 27′ non puoi subire un parziale del genere da Trento, anche se il quintetto messo in campo dall’allenatore fosse stato il più improbabile e sbagliato possibile coi 12 giocatori a disposizione. Purtroppo torna prepotentemente di attualità il famoso fuorionda di Casalini su Eurosport dello scorso dicembre sul carattere di questi giocatori. Poi spetta anche all’allenatore “plasmare” il suddetto carattere, però che uno come Kuzminskas con NBA e finali di europeo all’attivo approcci le partite con questa mollezza non sarebbe giustificabile neanche con l’allenatore più moscio di questo mondo. Ieri persino Gudaitis, uno dei pochissimi guerrieri veri di questa squadra, è stato molle e incapace di tenere in difesa, di proteggere il ferro. Non si è salvato nessuno.
    Riguardo al fatto che sia incredibile come questa squadra non riesca a imporre la superiorità, concordo con il post, però è una costante che va avanti da anni. La squadra di Scariolo al secondo anno non era immensamente superiore alla Siena ultra ridimensionata guidata da Luca Banchi? Coppa Italia persa, ed eliminazione ai quarti. La squadra dello stesso Banchi versione 2013-14 non era enormemente superiore alla Siena di Crespi? Scudetto sudatissimo e vinto per miracolo per un tiro altrui sputato dal ferro. Quelle di Repesa erano inferiori (penso anche come budget) rispetto a quelle appena citate e a quella attuale, ma anche lì c’erano tutti i mezzi per vincere in modo più netto con Reggio Emilia, o per non farsi buttare fuori anche dalla stessa Trento pure in Eurocup. Insomma adesso è tempo di pensare a sostenere la squadra, appena finisce la stagione si rifletterà meglio sul bilancio della guida tecnica (che per questa stagione sarà a mio parere negativo anche in caso di scudetto), però è giusto sottolineare come con una squadra più forte e più ricca della concorrenza non si riesca ad imporre il dominio atteso in Italia, però non bisogna dimenticarsi che questo è lo stesso film visto e rivisto da anni. Giocatori e allenatori sono cambiati, chi è ancora al suo posto è il top executive di Armani che agisce da plenipotenziario cestistico pur non avendone minimamente le competenze richieste…facile, a mio personalissimo parere, capire da dove provenga la stragrande maggioranza dei problemi, sul resto è giustissimo discutere con spirito critico ma sono aspetti secondari (imho, of course).

    1. E’ evidente, e lo dicono i risultati e la miriade di casi di questa anni, come la società non sappia fare il suo lavoro. Sono d’accordo: il grosso nasce da lì.

  5. Ho solo un’obiezione sostanziale:

    “Gara 4 al PalaTrento consegna un verdetto tanto inatteso quanto chiaro:”

    Perché diavolo mai inatteso? Quale ragione al mondo poteva indurre a credere che due partite vinte tirando 27/58 da tre fossero garanzia di una solidità mai nemmeno avvicinata in stagione?

    Per vincere questo campionato credo che Milano abbia bisogno ancora di due serate di straordinari da parte di Santa %. In alternativa potrebbe servire “divenatre ometti” all’improvviso, ma la vedo improbabile. La terza opzione (toh, guarda, sappiamo anche giocare sensatamente!) la vedo improponibile, a meno che Trento non si blocchi difensivamente da sola

    1. In effetti hai ragione. Ero tra chi credeva che la superiorità di talento e profondità scavasse un solco incolmabile. Non è così, pur continuando a pensare che Milano vincerà. Con merito da valutare sensatamente.

  6. Pensieri alla rinfusa: i timeout a Milano dovrebbero essere chiamati sul +11, pare ‘na minkiata ma e’ cosi’, visto che la panca non imbrocca mai il momento negativo “giusto”. Quindi TO sul +11, dentro 3 cambi con la missione di non fare scendere il divario. Dopo 5 minuti dentro i titolari. Perderemmo ma sarebbe divertente.
    Arbitraggi: per favore piu’ omogenei, non fra le squadre, fra i quarti. Passano sberle e gomitate in un quarto, e poi tocchi un pelo e sono due liberi in un altro.
    Kuz: perche’ sempre dentro ? e perche’ non tiri, che ti hanno gia’ chiuso il portone all’entrata precedente ?
    Cusin + Abass: nell’unica serata che fanno relativamente bene (Abass) e entrano facendo bene (Cuso) toglili subito eh, mi raccomando !
    Del 31-4 ho una sola immagine: Micov porta su la palla a 1km/h, poi si ferma e blocca, non ricordo se per CJ o altro, sfondamento in attacco. Qui (e non sul sangue del Tarci, che ci sta) una squadra vera capisce che deve fare altro.
    Stampa: imbavagliate Pianigiani, ogni volta che parla cadono un paio di …oni in spogliatoio, poi ci si lamenta che non abbiamo le palle.

  7. Mi spiace ma questa volta mi sento di dissentire dal post. Bella società Trento, esempio di programmazione sportiva, bravo Trainotti, bravo Buscaglia, però questo non è il modo di giocare pallacanestro. Non avevo seguito le semifinali ma ora capisco le lamentele di De Raffaele. E il ragionamento secondo cui se picchiano gli altri, picchi anche te e sei a posto, io proprio non lo capisco. Picchiare? Questa è pallacanestro, non arti marziali. Io voglio vedere partite pulite anche perché è in esse che emerge il contenuto tecnico, quello che un appassionato dovrebbe apprezzare. C’è un regolamento da rispettare: si spinge sotto canestro? E’ fallo. Si mettono le mani addosso sulla penetrazione dell’avversario? E’ fallo. Si butta a terra un avversario tirandolo giù da dietro? E’ fallo, e pure antisportivo. Regole, period. Abbiamo perso “solo” per gli arbitri? Assolutamente no, si poteva e si doveva portarla a casa lo stesso, ciò non toglie che il metro arbitrale delle due partite a Trento sia stato gravemente casalingo e inaccettabile. Questa è la mia opinione.

    1. E come tutte le opinioni va rispettata. E’ il bello di condividere una passione, anche quando non si è d’accordo.

  8. Gestione dalla panchina disastrosa, la squadra era chiaramente in palla e a corto di energia e lucidata’. Per questo esistono i cambi e le rotazioni.
    Non ho visto giocatori svogliati, ma giocatori frastornati da un ritorno che non si aspettavano e sui cui l’allenatore non li ha protetti. Unica eccezione Kuz, da mandare in tribuna.
    Resto anche perplesso ogni giorno di più dall’estromissione di Theodore che è un giocatore infinitamente più utile di CJ in partite Di lotta.
    Detto ciò, sono d’accordo con il post precedente. Trento gioca una pessima pallacanestro fatta di molte furberie e clamorose lamentale. Il basket e l’agonismo sono un’altra cosa.

    1. Theodore, in caso di sconfitta finale, diventerà effettivamente il caso del secolo. L’ennesimo milanese…

  9. Effettivamente si resta senza parole.

    Non per questo vogliamo rinunciare allo sforzo di capire cosa sia successo.

    Dunque: gli unici due che hanno libertà assoluta di fare quello che vogliono, sono Goudelock e Jerrels.
    Che è un ragionamento importante da fare in questo momento, per una squadra che, come dici tu, un vero sistema di gioco non ce l’ha, anche se tutti gli altri devono giocare dentro un copione.

    Jerrels dipende molto dalle sue giornate, il che è una debolezza grave, perché per il suo carattere gioca comunque per essere decisivo.
    Non smette neanche quando si accorge di fare danni (se se ne accorge…).

    L’altro spirito libero, Goudelock, gli hanno chiuso il rubinetto facendolo marcare da Sutton. A volte da Shields, che di fronte a una sostanziale parità di agilità, sono molto più grossi di lui, soprattutto nel non fargli arrivare il pallone.
    Dopo g1 e g2 non era difficile prevedere che questo sarebbe successo, e sarebbe stato bello trovare contromisure, oltre che informare lo stesso Drew di quello che sarebbe accaduto, e suggerirgli con forza che se Sutton marca lui, c’è uno dei nostri in miss match, di provare a mandare la palla lì.
    Sull’incapacità di gestire questa situazione, sta secondo me la chiave di g3 e g4 dove in attacco ci siamo arenati.

    Goudelock che non vede che il proprio gioco, Jerrels che si ostina, ma non è in giornata, Micov che forse è stato cavalcato troppo e un po’ si è appannato sono i tre elementi principali.
    Gli accessori sono: Kuzminskas non pervenuto, Pascolo addolorato e ininfluente, i lunghi che in difesa hanno troppi compiti, e quindi non possono dominare i rimbalzi nonostante il vantaggio fisico.
    Per parlare di noi.

    Da parte loro c’è uno Shields in formato Eurolega, ma dalla prima partita, la solita grinta di tutti, ma anche il vuoto difensivo che trovano quando passano dalle parti di Kuzminskas, che proprio se ne frega di fare uno scivolamento in più, purtroppo.
    Perché Sutton, per esempio, è ondivago nel rendimento, e chiaramente spompato dallo sforzo di stare dietro a Goudelock.

    Su questo quadro di sostanziale parità instabile e fluttuante, lo dico per g5, pur non volendo parlare degli arbitri, perché 31-4 non è roba che si spiega con gli arbitri, secondo me sarebbe ingiusto non dire e tenere presente che gli arbitri hanno fatto scelte molto discutibili, che spezzano il gioco, permettono di spezzarlo, e quindi vanno contro la squadra con maggior talento.
    Seghetti, il capo-arbitro di ieri sera, non ci è mai stato storicamente amico, ed ha l’esperienza e la malizia necessarie a fischiare contro in modo accorto e indimostrabile.
    I nostri due lunghi con 4 falli complessivi nel primo quarto, per esempio, per contatti che più avanti nella stessa gara saranno concessi eccome: è uno dei modi di fischiare contro senza farsi troppo accorgere, che poi compensi con chiamate irrilevanti contro Trento.
    O il fallo fischiato a Tarczewski sulla stoppata nettissima e pulita su Sutton, ma poi non fischiata a Sutton quando ha stoppato Goudelock, mentre lui e Shields gli finivano addosso. Stesso contatto, metro diverso, episodi determinanti.
    Come è scandaloso il massacro che ha subito Tarczewski sotto canestro in attacco, nell’azione immediatamente precedente il suo 5 fallo, quando si sono accorti che sanguinava come un vitello sgozzato, per le botte ricevute, che nessuno aveva fischiato.
    Hogue in attacco non è stato la causa della ferita che richiede qualche punto di sutura – che era venuta prima – ma è chiaramente entrato con la testa in avanti, per altro dopo aver fatto passi.
    Sono gli episodi.
    Ma sono quelli che girano le partite.
    E se gli episodi ti giocano sempre contro, come le botte assurde che ha preso Micov in diverse conclusioni tentate, finisce anche magari che t’innervosisci.
    T’innervosisci perché sei trattato male: non sei protetto, ma poi quando sfiori un avversario, sei immediatamente punito col fallo.
    Pagane una, due, tre, quattro, alla fine, con la stanchezza e la tensione, ci sta che sbagli cose che mai prima – perché magari da fuori sei impassibile, ma dentro sono agonisti come tutti gli atleti di vertice, e tutti giovani.

    1. Lettura interessante e per certi versi condivisibile. Resto dell’idea tecnica che senza un play, il solo Micov non può essere unica fonte di gioco. E come dici, a 35′ di media, prima o poi crolla. Aggiungo, sul tema arbitri che non mi è congeniale trattare, che se di torti si parla, un allenatore entra in campo dieci metri e si piglia un tecnico. Così facevano e fanno i grandi.

  10. Primo: non siamo piu’ favoriti (ma forse non lo eravamo mai stati, almeno dal punto di vista mentale e del gioco di squadra – che insieme contano molto piu’ del talento). L’energia mentale e fisica e’ in mano loro. Mikano ha solo quella nervosa, che puo’ non bastare. Secondo: gli arbitri. Invoco maggiore uniformita’ tra una gara e l’altra. Trento e’ un ring, Milano una suite. Non puo’ essere corretto. Terzo. Trento picchia molto e anche a me non piace molto perche’ cosi’ si pscura un po’ l’aspetto tecnico. Milano pero’ puo’ (e deve!) adeguarsi un pochino. Quarto. Milano e’ incompiuto. Demerito di tutti. Certo che l’aspetto mitivazionale rientra nei compiti dello staff tecnico. Quinto. Io mi sarei accontentato di non vincere lo scudetto a fronte di dimostrazione di voglia e disponibilita’ a lottare. Queste ultime due gare hanno detto l’esatto contrario. Sesto. Pianigiani e’ inascoltabile. Cerca sempre giustificazioni, prima e dopo le partite. Non proprio il coach ideale, in questo.
    Settimo. La mancanza di play making e’ grave e non la si puo’ inventare dal nulla.
    Ottavo. Ieri la panchina aveva dato buoni risultati: perche’ non dare piu’ spazio a Cuso e Abass? Nono. 31-4 di parziale e’ ingiustificabile (oltre che incredibile). Decimo. Io rispolvererei M’Baye (che non amo): non puo’ certo fare peggio di Kuz ed ha anche una certa stazza fisica (anche se non sempre la utilizza al meglio). Buon basket

    1. Ti rispondo su due cose soprattutto. Il playmaking è mancanza gravissima e forse, da non tifoso di Theodore, qualche dubbio oggi sorge sul suo accantonamento. Panchina: se ne hai 11, gli altri 7/8 e scegli di puntare su 8/9, ti fai del male da solo, azzerando uno degli aspetti del divario a tuo favore.

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