L’Olimpia e gara 4: tante certezze, qualche dubbio e quel tiro dall’arco imprescindibile

E’ il giorno di gara 4 o sono passate solo 36 ore da gara 3? L’Olimpia tra qualche ora calcherà il legno duro del PalaTrento per la sessione di tiro che precede ogni gara, forte del vantaggio nella serie ma ancora segnata da quella gara 3 che è stata giudicata, qua e là, in modo differenti e spesso troppo lontani dalla sostanza della pallacanestro.

E qui sta il punto focale di questa, come di ogni serie: episodio da sorpassato senza problemi confermando la netta superiorità del roster, a livello di talento, di fisico e di profondità, oppure alcune delle tante certezze delle due sfide del Forum sono state messe in discussione dalla prevedibile reazione trentina?

  • Se una squadra è vera, non può essere la singola sconfitta a togliere certezze: chi vince le serie Playoff sa gestire proprio quello. Dove sono queste certezze, quindi? Restano, diverse e notevoli. Su tutte il fatto che se Milano sa andare con una certa continuità dai suoi lunghi, la coperta di Trento resta corta. Come andarci? L’allenatore senese ha detto chiaramente la sua, non in post basso perché non sono giocatori validi in quella zona del campo. D’accordo o meno, che “p&r” sia! Centrale per predilezione e ripetitività, racchiude la sua efficacia nel movimento degli altri tre giocatori, perché  i playmaker milanesi non sono molto validi (eufemismo) nel creare vantaggio da quel movimento in direzione del ferro. Leggermente meglio nel servire gli altri, grazie alla presenza di Micov, vero equilibratore tra “extra-pass” e letture varie.
  • Il tiro da tre, tra ideali e realtà, se mai si possano separare i due concetti. Milano vince se tira bene da tre. A parte gare insignificanti contro avversari di LBA, tra Eurolega e Playoff, la storia di questa stagione dice questo. Nei primi 60′ di questa serie, la squadra ha tirato 24/43 dall’arco, segnando una media di 25,8 punti nei sei quarti di riferimento (gara 1 e metà gara 29 per un totale di 155 punti. Da lì in poi, i seguenti 60′ dicono 14/43 dall’arco e 98 punti a referto, 16,3 di media, senza mai superare quota 20. Piaccia o non piaccia, l’Olimpia deve continuare a tirare intorno alle 30 volte da tre. La miseria di un totale 17/26 combinato tra Gudaitis e Tarczewski ne è ulteriore dimostrazione: lì vi sarebbe dominio, ma il modo di giocare prevede altro. Scelta? Necessità? Chissenefrega, oggi è così, c’è un tricolore da riportare a casa, poi si analizzeranno insieme e singoli.
  • La relazione tra falli ed aggressività. Dopo tre gare sono stati fischiati 62 falli all’Olimpia e 60 all’Aquila. Piccola ma fondamentale annotazione: il numero di falli è, da che basket è basket, più alto per chi difende meno bene, mentre chi è più aggressivo influenza il metro di giudizio, alzando l’asticella di quanto viene considerato irregolare o meno. Dai “Bad boys” di Detroit all’Olimpia degli anni ’80, più indietro la stessa Varese di Sandro Gamba: non esiste arbitro che sia portato a punire chi vede più aggressivo ed è normalissimo. 63 tiri liberi contro 40 in tre gare sono un dato certamente eclatante, come lo è altrettanto il dato su quante volte Trento vada la ferro rispetto a Milano. L’Aquila dipende dai tiri da due, l’Olimpia da quelli da tre: ovvio che ne risultino dati simili. E sull’aggressività si può facilmente notare come, quando nella prima partita e mezza Milano ha ribattuto colpo su colpo alle mani addosso avversarie, partita non vi è stata. Trame oscure non ne vedo proprio ed è tema che rifuggo in toto: ad oggi non mi risulta che ve ne siano. ne abbiamo già avute a sufficienza nel decennio nero vissuto recentemente.
  • Trento ha giocato la sua gara quasi perfetta ed ha vinto. Milano ha giocato male ed ha perso. Nonostante la sconfitta, è chiaro che vi sia totale disparità di valori che solo un miracolo di Buscaglia e soci può pareggiare. Lo sa il coach dell’Aquila, che infatti ha richiesto un’ulteriore crescita ai suoi, così come lo sa Pianigiani, che può comunque aver ricavato buone indicazioni da gara 3. Perché se appunto giocando così male alla fine sei lì e te la giochi quasi all’ultimo possesso, vuol dire che il vantaggio può diventare realtà nel punteggio sistemando anche solo delle piccole cose.
  • E’ chiaro come la domenica cestistica abbia proposto confronti quasi imbarazzanti per la nostra pallacanestro. La finale di VTB (CSKA campione sul Khimki in una gara molto più dura di quanto dica il punteggio) ed il successo del Pana sull’Oly in gara 3 (2-1 greens), piuttosto che l’overtime che ha regalato ad un grande Baskonia l’accesso in finale di Liga Endesa ai danni del Barcellona, sono tutte gare di livello infinitamente superiore. Tuttavia credo che la bellezza dell’ultimo atto di LBA possa essere raccolta nella sfida tra due filosofie totalmente differenti, due modo di giocare opposti, parallele che mai si incontreranno sulla via del gioco. Ne nasce una contesa dura, intrigante e finalmente poco amichevole, dopo troppi anni in cui i playoff nazionali hanno offerto tanti abbracci e poco basket vero, duro, come si gioca a maggio e giugno. Perché i campionati che si ricordano sono quelli di Peterson vs Bianchini, della V contro la F, della Benetton contro entrambe le stesse bolognesi, senza scomodare, più in là nel tempo,  Milano e Varese. La gente torna ad appassionarsi così.

6 thoughts on “L’Olimpia e gara 4: tante certezze, qualche dubbio e quel tiro dall’arco imprescindibile

  1. Concordo: finale vuole dire intensita’, anche durezza. Non si puo’ dunque prescindere da un gioco un po’ ruvido.
    Concordo anche sul fatto che la sconfitta di gara tre non puo’ aver cancellato le certezze di Milano di gara uno e due. Come sempre, fondamentale saranno l’approccio e l’aspetto psicologico. Ora, nel momento piu’ importante della stagione, vedremo se la squadra esiste. Io ci conto. Il numero dei tiei liberi e’ certamente figlio anche sel modo di giocare. Se attacchi poco il ferro e’ difficile che tu possa andare molto in lunetta. Certo: un arbitraggio un po’ permissivo potrebbe favorire Trento. Ma Milano ha le sue armi! Buona partita a tutti.

    1. Credo si possa riassumere tutto in un semplice concetto: se Milano aggiunge alla sua superiorità tecnica un minimo di durezza mentale, la serie finisce 4-1.

  2. Sul metro arbitrale ho trovato per certi versi eccessive le polemiche da molti sollevati, però penso che nessuno possa far riferimento a trame oscure, è più una questione di sottolineare come a Trento vengano concessi molti contatti come già accaduto nella serie precedente. Da un lato è vero che la squadra più aggressiva fin dall’inizio è normale che tenda ad influenzare un po’ il metro, e spetta agli avversari reagire, dall’altro però ci sono anche regole di base da rispettare quindi se si spinge a rimbalzo o si mettono mani addosso sulla penetrazione è fallo e basta…(e vale per entrambe ovviamente). In gara3 non mi sembra sia stato fatto sempre.
    Sul campionato che la LBA non sia uno spettacolo eccelso ci son pochi dubbi, ma io ad esempio due domande sul campionato turco da molti considerato di un altro pianeta me le farei…hanno crisi economica, con squadre come il Besiktas che fan fatica a pagare stipendi, e in finale ci è arrivato il Tofas che è non è affatto detto che sia più forte di Trento (in Eurocup 1-1 di bilancio scontri diretti, Trento è passata alle top16 mentre Tofas eliminato subito). ACB e VTB altra dimensione senza dubbio

    1. La sollevazione popolare sugli arbitri mi è parsa eccessiva. Perché? Sei Milano, non scherziamo. Un po’ di durezza a mentale, qualche tecnico necessario per far sentire la propria voce e non se ne parla più. La Turchia, concordo, è per certi versi un mistero. ma le prime 5 qui da noi sarebbero finaliste certe, probabilmente campioni.

  3. Credo che sia il momento di dire che le percentuali favolose di Milano nel tiro da 3, vengono soprattutto da un’attenta e precisa costruzione del gioco – e in parte minore, dalla qualità dei nostri esterni al tiro, ovviamente, ma in misura minore.
    Come ha dimostrato g3.

    Dove gli stessi tiratori di talento, in mancanza della brillante circolazione di palla, e del movimento delle gare precedenti, hanno avuto percentuali povere.

    Lo stesso Pianigiani ha dimostrato in g3, nella quale secondo me non era psicologicamente preparato, e quindi non ha preparato la squadra a sufficienza, di non avere chiarissimo il concetto.
    Lo dimostra, secondo me, l’insistenza su Jerrels che era chiaramente in modalità “ci penso io”, e disastroso come può esserlo un giocatore di basket che pensi così – forse con l’eccezione di Lebron, ma non sono nemmeno tanto sicuro.
    Forse era la sera di dare più minuti a Cinciarini, chi lo sa, ormai non importa più.

    A me pare che sugli esterni Trento abbia un vantaggio fisico su Milano (Shields, Gomes sono grossi e potenti), quando quelli giocano così aggressivi come hanno fatto in g3, può essere un problema – soprattutto per Goudelock che non riusciva a ricevere in condizioni di vantaggio.

    Quella sarà una chiave.
    Trovare la madre di quel gioco sugli esterni, di cui è figlio il nostro favoloso tiro da 3!
    L’altra, secondo me, è usare i centri contro Sutton, e lasciare Hogue a Pascolo e Kuz, sperando che abbiano voglia di giocare.

    Piccoli aggiustamenti, per rifare grandi cose.
    Vai Milano!

  4. Ragazzi: mancano 5 al termine e Milano e’ scomparsa dal campo… avevano ragione quelli che dicevano che Milano non e’ una squadra. Non c’e’ gioco. Non c’e’ difesa. Nessuno segna. Partita lasciata scivolare sul terreno di bagarre caro a Trento. Insomma: non ci abbiamo capito nulla per la seconda partita di seguito. A questo punto Trento merita il titolo piu’ di noi. Abbiamo i migliori tiratori e nessuno la mette mai! Non c’e’ un blocco, un ricciolo… Shields sembra Bryant. Kuzminskas abulico. Regia inesistente. Apriamo gli occhi: nove mesi di schiaffi e otto partite di play off. Anche dal punto di vista matematico Milano non poteva essere quella dei play off ma quella della stagione regolare! Altro fallimento devastante….

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