Milano c’è, Brescia no: 1-1 e gara 3 è il “pivotal game”

Non c’è partita al Forum, dove un’Olimpia concentrata ed incisiva impone la sua superiorità ad una Leonessa che, dopo pochi istanti di gara, l’ha “data su”, inconsciamente appagata dal successo di gara 1. Brescia è dove voleva essere, 1-1 con due gare in casa: Milano rientra nella serie dopo un primo episodio di pessima qualità.

La notte di Assago dice fondamentalmente poche cose, tra le quali ne emerge una, a mio parere, assai evidente: c’è grandissima differenza tra le due squadre e la dimostrazione è data forse più dalla partita di giovedì che da quella di ieri sera. Milano, molto male in termini tecnici e psicologici, ha tutto sommato rischiato di portarla  a casa, di fronte ad una Brescia quasi perfetta.

La serie si trasferisce a Montichiari e, come sempre al meglio delle, far 3 sarà più che fondamentale.

  • Il tiro da tre dell’Olimpia. Volenti o nolenti, si torna sempre lì. Se le percentuali sono queste, c’è una squadra che in Italia batte chiunque ed è stata accettabile anche in Eurolega. Non inganni l’11/30 finale: molti errori sono arrivati quando la gara era chiusa da tempo. Il 7/11 del primo quarto ha distrutto le speranze avversarie. Un solo canestro da due nei primi 7′: questa squadra dipende dalla sua percentuale dall’arco. Ci vuole qualità nel crearli, altrimenti è abuso.
  • Tarczewski e Gudaitis. Da tutto l’anno ci si lamenta dei pochi palloni che arrivano ai due centri milanesi: tutto vero, ma… Sì, c’è un ma, ormai evidente. Se è vero che il sistema di Pianigiani non ha mai brillato in questo senso, anzi, è altrettanto vero che i due giocatori sono ottimi “rollatori” ma non certo in possesso di movimenti in grado di attaccare anche nelle più semplici situazioni offensive. Appena termina la stagione, nel caso anche Kaleb decidesse di restare, bisogna lavorarci. I due centri mancano soprattutto in una situazione oggi assai comune nel gioco: ricevuto sul “roll” centrale, manca loro la capacità di scaricare dinamicamente al tiratore posizionato in angolo. Così, il ritmo offensivo va a farsi benedire. La croce addosso al coach, in questo caso, mi pare esagerata e dovrebbe limitarsi a quando quelle “rollate” di cui si diceva non vengono premiate. Il lituano, poi, è bravissimo a ricavarsi palloni nelle pieghe della gara, sua caratteristica principale.
  • Condizione atletica. Finalmente la squadra di Pianigiani sembra in palla da questo punto di vista. Finita l’Eurolega da più di un mese e mezzo, ha ovviamente lavorato in questo senso. E’ chiaro, però, che si tratti dell’Olimpia Milano, club con licenza decennale al massimo livello europeo: pensare di piangersi addosso anche nei prossimi anni nel nome degli sforzi europei è inammissibile. E’ invece necessario capire come dosare e distribuire lo sforzo, magari attraverso un maggior coinvolgimento del roster illimitato. Che è illimitato se hai fiducia, altrimenti si livella agli altri, ben più risicati.
  • Gara 3, il “pivotal game”. Se non è decisiva pe chiuderla, la terza di una serie a cinque è quella che indirizza decisamente il futuro di un turno Playoff. L’impressione personale è che, in caso di successo milanese, Brescia non abbia le armi per poterne poi vincere due, mentre se accadesse il contrario, la contesa resterebbe aperta. la differenza tra le due squadre è enorme, tuttavia molto sta nella psicologia dei meneghini. «Sono atleti sensibili»: questa è una grande verità detta da Pianigiani ieri sera. E lo sono perché vivono una realtà troppo soft, in cui viene chiesto loro poco rispetto al dovuto. Ancora una volta la dimostrazione è arrivata dal fatto che, partendo bene, Milano ha vinto, mentre nelle difficoltà si è quasi sempre spenta. Pensare di vincerne una a Brescia per poi tornare a giocarsi gara 5 al Forum non pare il messaggio del secolo.
  • La Leonessa è quindi esattamente dove volva essere. L’1-1 è il massimo auspicabile per Diana che, molto saggiamente, ha dato 20 minuti di riposo ai suoi ieri, nella seconda parte della gara. L’età avanzata di molti giocatori ed una rotazione più corta numericamente e qualitativamente, sono fattori da gestire. Così come la desuetudine a questi palcoscenici, frequentati da protagonista dal solo Moss, diversi anni fa, e da Sacchetti, cui si aggiunge un ruolo di contorno ricoperto da Ortner a Siena: oltre a loro il palmares degli altri parla di un titolo australiano (?) di Bryce Cotton, uno italiano da “bambino” di Luca Vitali ed il nulla degli altri. E’ altresì un momento da gestire con grande equilibrio attraverso un sistema che, invece, ha il vantaggio di essere consolidato nel tempo, attraverso un’ottima gestione societaria nel segno della continuità. Brescia deve dare il 101% se vuole andare il finale, mentre a Milano può bastare un 60-70%: il gap può essere colmato nella psicologia, nota dolente milanese per lunghi tratti non solo di questa stagione.

5 thoughts on “Milano c’è, Brescia no: 1-1 e gara 3 è il “pivotal game”

  1. D’accordo al 100%. Poichè Milano che può dare il 70% per battere Brescia deve affrontare le prossime due “per chiudere la serie”. Coraggio e responsabilità
    Aggiungerei che ieri hanno sempre evitato i cambi difensivi e i lunghi si sono trovati al momento giusto nel posto giusto.

  2. Ho l’impressione anch’io che Brescia “non ci sia stata” perché, come con Cantù, quando Milano gioca davvero, fluida e precisa, sembra in campo da sola – almeno in Italia – Ovviamente non è così, è solo la qualità dei nostri giocatori, e del gioco che riescono a fare, che chiude ogni possibilità agli altri.
    Questo introduce un altro discorso.

    Sono anni che tutti dicono: e il budget di Milano, e la panchina infinita, e i campioni, e il talento, e la classe, e i fenomeni, sono i favoriti, sono i favoriti, sono i favoriti, sono nettamente superiori.
    Tutti: stampa, tifosi, avversari.
    Faccio una domanda: ma se tu ti senti dire tutti i giorni che sei il migliore, il più campione, il più talentuoso, non è forse comprensibile che al momento di soffrire non sai da dove cominciare?
    Se sono il più forte, perché devo soffrire? Non giustifico, ma un po’ comprendo.

    Dicono: “lo spirito Olimpia” – e sembra che abbiano ragione.
    Ma quell’Olimpia, quella del famoso “spirito”, era squadra che in Italia aveva prima Varese e Cantù al suo livello – un livello d’incertezza pazzesco a ogni scontro diretto e per il campionato – e poi Bologna e in parte Pesaro e Treviso.
    Nessuno allora faceva i pronostici e diceva le cose che si dicono oggi dell’Olimpia: era ovviamente una squadra molto forte e considerata, ma Varese e Cantù e Bologna non lo erano da meno.
    In quelle circostanze venne fuori il famoso spirito Olimpia – anche in Europa.
    Ma oggi non è così: siamo troppo forti in Italia e troppo carenti in Europa, glielo dicono tutti, e loro allora perché devono soffrire?
    E come ci possiamo aspettare, noi che diciamo che sono così più forti, che soffrano???

    A Brescia quindi andremo, sono d’accordo con te, con due sicurezze: la partita di ieri e il quarto quarto di gara1 dove con la soluzione a 4 esterni (Cinciarini, Jerrels, Goudelock, Kuzminskas e Gudaitis) per poco non vinciamo la partita che avevamo ripreso – e per la verità mai veramente mollato.

    I nostri lunghi non hanno movimenti eccelsi, ma rollano alla grande, e pescano nel torbido (Gudaitis) con grande efficacia. Alla fine portano sempre a casa i loro 22 punti circa – non ho controllato la statistica esatta, ma non credo siano lontani da quella cifra. Ieri, ad esempio, 24 punti. Su una squadra che di media ne fa 86.
    Quindi contano circa un quarto. Io me li terrei stretti, e li amerei parecchio…
    Poi certo, se la difesa avversaria è costretta ad aprirsi perché i nostri esterni mostrano il proprio talento e supremazia, chiaro che si aprono spazi infiniti per i p&r più spettacolari, cercati anche con una certa leziosità in alcuni momenti, per esempio ieri da Jerrels, che ha il gusto dello spettacolo.
    Bertans, per esempio, in quel tipo di difesa ha una velocità pazzesca, non del primo passo, ma d’abbrivio, che lo porta come ieri a depositare meravigliosi assist al lungo sotto canestro.

    Resta il problema dello staff che organizza la difesa.
    Lo scambio o l’insistenza del lungo sul palleggiatore, portano al risultato un po’ strano di ieri, se guardiamo bene i tabellini.
    Che Hunt e Ortner sono i migliori realizzatori di Brescia (Cotton ha fatto punti quando non serviva più).
    Secondo me invece non bisognerebbe chiederglielo. Preferisco prendere un paio di palleggio arresto e tiro a partita dal palleggiatore, piuttosto che avere il lungo avversario che va a canestro in scioltezza da solo – come successo anche ieri troppo spesso.

    Scusate la lunghezza, forza Milano!

  3. Stesso minutaggio di difesa seria di gara 1 ? No, qualcosa in piu’, diciamo 12-13 minuti invece di 7, ma all’inizio invece che alla fine.
    Oltre a tutti gli altri aspetti io mi soffermo su questo. E sulla ottusita’, all’interno di quei 12-13 minuti, di non capire comunque il PNR avversario con rollata a canestro. Per il resto bene, vediamo la prossima. E giuro che se Pianigiani cita ancora il “vissuto” comincio a tifare Brescia. Fategli fare un corso di comunicazione.

  4. Concordo con l’analisi, e anche se di solito presto poca attenzione alle parole in sala stampa, anche a me non è piaciuta la frase sul vincerne una a Brescia per poi tornare a Milano…anche perché è vero come dice il post che se dovessimo vincere gara3 è difficile pensare che Brescia possa vincerne due di fila, però a me la prospettiva di una eventuale gara5 preoccupa molto considerando la scarsa personalità mostrata da questa squadra durante l’anno. Pericoloso giocarsi la serie in una partita secca con pressione addosso e loro con niente da perdere, bisogna cercare di chiuderla là e la chiave è iniziare bene la partita. Anche l’Eurolega ha detto che, salvo rarissime eccezioni, se Milano parte male può anche restare a contatto fino alla fine ma poi perde, è l’approccio che farà la differenza. Riguardo alla differenza tra le forze in campo, in effetti è significativo notare come abbiamo rischiato di vincere gara1 pur a fronte di una partita perfetta e forse irripetibile di Brescia e pessima da parte nostra. Per gara3 bisogna limare qualcosa nella difesa sul pick and roll coi loro giochi a due, Vitali è molto bravo anche se pressato a trovare Hunt e Ortner, bisogna stare più attenti (soprattutto Tarczewski spesso rimane in una posizione a metà strada che lo mette fuori tempo). Unica nota aggiuntiva sul coaching staff. Abbiamo visto Buscaglia che concede addittura due timeout decisivi a Molin, persino nel Fenerbache durante la partita sono quasi di più le indicazioni degli assistenti rispetto a quelle di Obradovic. Nelle partite di Brescia si nota sempre che Diana quando chiama timeout ascolta per 30-40 secondi le indicazioni di Magro prima di rivolgersi poi ai giocatori. Non ho elementi in mano per poter giudicare o meno l’adeguatezza dei nostri assistenti, però durante le partite sembrano spesso addormentati o seduti lì quasi per caso…

  5. Aspetto psicolocogo, questo e’ il punto. Milano non ha (leggere “usa”) rotazioni tanto piu’ lunghe visto che gioca con nove giocatori ma tecnicamente e’ piu’ forte de Brescia. Ma la fragilita’ psicologica notata durante tutto l’anno impone dubbi circa la resa dei giocatori. Il coach, poi, non mi sembra un gran comunicatore, in questo senso. In sostanza: se Milano scende in campo cosi’ determinata se la puo’ giocare con chiunque, in lba. Vedremo dunque il prossimo match. Credo anche io che tornare a Milano per gara 5 sia pericoloso.
    Io critico spesso ma ammetto che in gare come quella di ieri o garauno con Cantu’ apprezzo davvero il gioco mostrato.

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