Cantù non mollerà, l’anima europea, e la leadership di Goudelock

Una Milano a due volti porta a casa anche il secondo episodio della serie e domani sera si giocherà il primo matchpoint al PalaDesio.

Bene per quasi tutto il primo tempo, la squadra di Pianigiani si complica la vita, anche a causa  di una Cantù che non ha intenzione di farsi asfaltare per la seconda volta in 48 ore, a seguito di un episodio che andava gestito meglio emozionalmente. Il “non fischio” clamoroso su Micov è testimoniato dal fatto che gli arbitri attendano a lungo prima di affibiare al serbo il tecnico “cercato e voluto”: palese l’ammissione di errore dei “grigi”. Ciò che ne deriva è un parziale canturino che si estende anche ai primi minuti della ripresa, riaprendo una gara che pareva ricalcare i temi dello scontro di sabato, col totale dominio biancorosso. Dal 53-28 del 17′ al 61-53 del 26′ è parziale brianzolo di 25-8: francamente un po’ troppo per i valori tecnici differenti. Poi Milano ha il merito di gestire, con qualche difficoltà offensiva, il tentativo di reale rientro degli avversari, che finalmente entrano nella serie.

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  • Per due giorni ho provato, senza riuscirci, a capire cosa potesse fare coach Sodini di fronte allo strapotere dei milanesi. Non tanto per il massacro di gara 1, quanto per la realtà che dice di un roster più lungo, più atletico e più tecnico, che difficilmente può andare in sofferenza contro quello canturino. La risposta è arrivata, seppur in un contesto non ancora ad intensità playoff da parte dei suoi, nei primi minuti della sfida di ieri. Cantù attacca sin da subito, nella piena concezione della filosofia del bravissimo coach viareggino, che recentemente mi parlò di «attaccare tutti il proprio uomo, farlo appena si entra nel possesso e non passare mai un tiro». Una sorta di sistema “alla D’Antoni”, in pratica. Se tale situazione fosse accompagnata da un’intensità difensiva più accettabile, Cantù potrebbe provarci. Così non basta ancora.
  • Milano ha dimostrato, per l’ennesima volta, di essere una squadra di un certo livello quando la palla si muove e la minaccia portata alla difesa avversaria passa attraverso spaziature corrette, buoni blocchi e limitata stanzialità di uomini e palla. Tutt’altro quando scende la notte dei palleggi insistiti e dei mancati passaggi al cosiddetto “open man” fin dai primi secondi del possesso. Il sistema tecnico, non troppo complicato, richiede massima attenzione da parte dei giocatori, tutti, cosa che, nelle difficoltà, manca ancora un po’ troppo. Con tutto ciò, la pallacanestro della squadra di Pianigiani è stata buonissima per almeno due terzi degli 80 minuti giocati sinora.
  • 192-148 è il punteggio totale delle due prime sfide. Divario, dopo due gare, che dice chiaramente come la serie sia inevitabilmente indirizzata verso Milano. Si può pensare che la bella realtà canturina possa vincere tre gare di fila conto un’avversaria cui rende di tutto ed in ogni zona del campo? No. Si tratterebbe di miracolo da una parte e suicidio dall’altra. Importante come i meneghini approcceranno la gara domani sera: togliere fiducia sin dall’inizio vorrebbe dire guadagnarsi qualche giorno di allenamento in vista della semifinale. Concedere a livello psicologico sarebbe cosa imperdonabile.
  • Micov, Bertans, Kuzminskas e l’anima “europea”. Ottima prova dei giocatori continentali, bene appoggiati da un Goudelock impreciso ma non negativo (sempre più leader per certi versi, vedremo dopo) e da un Jerrells a due facce, quella della “combo” devastante e quella del play (che non è, giova ripetere) confusionario. Il tecnico preso dal serbo è giustamente voluto, dopo quanto non chiamato dalla terna (Denis Quarta in primis), ma andava gestito meglio. Diventa boomerang che colpisce le certezze milanesi e su questo punto bisogna fare attenzione, perché la temperatura a Desio potrebbe essere assai più calda.
  • La psicologia del coach e del leader: “up and down”. Jerrells causa due attacchi pessimi, non leggendo alcuna situazione, Pianigiani è giustamente insoddisfatto e pensa al cambio immediato. Goudelock  dirige lo sguardo verso la panca ed indica al suo coach di non cambiare e di chiamare un determinato gioco per il possesso seguente, per dare fiducia al suo play e non metterlo in ulteriore difficoltà. Pianigiani asseconda la richiesta di Drew ed indica a Curtis cosa fare. Perfetto il coach, straordinario il giocatore. Piccole grandi cose che fanno vincere e mettono in fiducia. Sala stampa, lo stesso Pianigiani al microfono. Tra gli altri, condivisibili concetti, esce un  «Ci siamo guadagnati la certezza di tornare a Milano». Cosa??? In una serie in cui hai dominato per 57 minuti ed hai resistito bene per i restanti 23 più complicati ma mai difficili, trasmetti questo messaggio? Molto imperfetto, al contrario di prima. Piccole grandi cose che possono riaprire una serie, che ad oggi non c’è.

 

9 thoughts on “Cantù non mollerà, l’anima europea, e la leadership di Goudelock

  1. La paura di ammettere di essere superiori per evitare di incidere psicologicamente sui giocatori.
    E’ la dimostrazione di una squadra che forse sta trovando una quadra, ma che ha ancora equilibri precari. Forse il coach ha voluto tutelarli con quell’assurda affermazione in sala stampa.
    Quando non avremo paura di dire che siamo i più forti, vorrà dire che asfalteremo tutti in Italia.

    1. Ho ascoltato la conferenza stampa e la frase completa era “ci siamo guadagnati il diritto di tornare qui per gara 5, ma dobbiamo portarne via una a Desio perché per andare avanti nei playoff bisogna vincere in trasferta”, credo che il senso cambi molto rispetto alla frase riportata a metà. Speriamo solo che alle parole seguano i fatti, quello sì, perché non bastano certo due vittorie convincenti per guadagnare il credito e la fiducia non ottenute durante una intera stagione

  2. Analisi ampiamente condivisibile, sicuramente per come era l’umore della piazza fino a pochi giorni fa e avendo perso tre delle ultime quattro di regular season, non era così prevedibile una doppia vittoria piuttosto comoda contro Cantù (che per la differenza di roster dovrebbe essere la normalità, ma per le difficoltà milanesi e per le abilità di Sodini di trarre il meglio dai suoi non era scontata). Aggiungerei solo un paio di elementi, il primo è il fatto che la difesa di Cantù è stata la peggiore di tutta la LBA (comprese le squadre rimaste fuori), che si riesca a giocare una pallacanestro così buona contro una difesa migliore e ben più organizzata come quella di Brescia è già da vedere, anche se la strada sembra quella giusta (e se si ritrovano giocatori a lungo smarriti come Bertans e Kuzminskas, di cui ci si ricorda la competitività agli scorsi europei, la strada diventa in discesa). Oltretutto blackout inspiegabili come quello del terzo quarto, con Jerrells che come spesso capita ferma troppo il pallone, contro avversarie migliori rischi di pagarli. La seconda nota invece positiva è la difesa milanese, perché invece Cantù per i livelli LBA di talento offensivo ne ha (primo attacco in regular season), e anche ieri si è tenuto molto bene, persino Goudelock in serata da 1/12 al tiro nella metà campo che gli è meno congeniale ha fatto il suo. Riguardo alla frase di Pianigiani darei una interpretazione differente, penso che il senso fosse quello di tenere sul pezzo l’ambiente dicendo che non abbiamo ancora fatto nulla e ci siamo solo limitati a tenere il fattore campo, e che anche sul 2-0 non bisogna dare nulla per scontato. Come messaggio all’esterno vista in quest’ottica ci può stare, poi spero che all’interno dello spogliatoio usi parole diverse per motivare la squadra.

  3. Penso sia semplicemente coerente con il suo modus comunicandi che anche ai tempi di Siena dipingeva sempre e comunque ogni avversario come un ostacolo insormontabile…

  4. E’ un pò tardi ma trovo che scegliere Jerrels e sbattere in tribuna Kalnietis sia una delle scelte più assurde che ho mai visto. Anche peggio se fai giocare Jerrels da play, che è semplicemente una boiata.

  5. Gara3 sarà secondo me estremamente importante per tutto l’andamento dei playoff.
    Vista la fragilità anche emotiva di questa squadra, vincere su un campo comunque sempre complesso ci darebbe una spinta emotiva decisiva; il problema è che se perdiamo rischiamo di aprire delle crepe che magari non ci farebbero perdere la serie, ma tornare a Milano per la bella sì (e toglierebbe anche certezze per le prossime serie).

  6. Un corso di comunicazione a Pianigiani non sarebbero soldi buttati, e’ tutto l’anno che riesce a dire cose demotivanti.

  7. Primo: il tecnico “voluto” fischiato a Micov non diventi il motivo unico che ha messo (un po’) in difficolta’ Milano. Secondo: Cantu’ non ha davvero mezzi tecnici e atletici per vincere tre partite di seguito contro Milano. A meno che… Terzo: ho visto momenti di bel basket, efficace, ma non scordiamoci che di fronte c’era la peggior difesa del campionato. Nonostante questo, i limiti del nostro gioco in attacco (poca circolazione, molti palleggi, poche palle ai lunghi) si sono visti in entrambe le gare. Quarto: mi preoccupa molto la fragilita’ mentale di questa squadra che non ritengo essere favorita sia per i limiti caratteriali, sia per la mancanza di gioco in attacco. Quinto: Pianigiani parla come allena, ovvero in maniera contraddittoria (parere assolutamente personale). A molti e’ sfuggito che dopo gara uno ha detto “giocare senza Theodore non e’ una scelta”. Ma allora e’ ancora infortunato? Allora non e’ stato il coach a prendere una dolorosa quanto coraggiosa (e giusta, secondo me) decisione? Sesto – e ultimo: contro Brescia servira’ certamente qualcosa in piu’. Contro Venezia (o Trento, entrambe ben allenate) servira’ molto di piu’. Qualora ci arrivassimo, naturalmente (e io non ci credo)

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