Jordan Theodore per Kaleb Tarczewski. Dentro il piano partita di Simone Pianigiani a Montichiari

L’Olimpia Milano, come noto, domenica è caduta a Montichiari contro Brescia. E’ la sesta sconfitta di questa stagione regolare di LBA, un passo falso che cambia poco nella pratica: i biancorossi dovranno passare al Taliercio all’ultima giornata per confermare il primo posto nel seeding playoff per il quinto anno in fila.

Molte domande, e molte risposte, le abbiamo già affrontate nella giornata di lunedì. Su altre ci torneremo in futuro, visti i tanti capitoli ancora da scrivere. Per ora andiamo su quella che è stata la scelta di Simone Pianigiani di domenica sera, ovvero il turnover tra Jordan Theodore e Kaleb Tarczewski. Cerchiamo le motivazioni, non il torto o la ragione. La causa, non il verbo.

– Sistema offensivo. L’Olimpia, come detto, ha perso 6 volte in stagione, in 2 occasioni con la co-presenza di Kaleb Tarczewski e Arturas Gudaitis. E’ successo con Torino e con Venezia. I due hanno un inevitabile peso specifico nel pitturato, in attacco come in difesa, ma al momento sono inseriti in un sistema offensivo che, per “vocazione” dei portatori di palla, serve poco «palla dentro». Prendendo in esame la stagione di EuroLeague (dove non ci sono obblighi di turnover), e scegliendo 10 team con coppie riconosciute di pivot, scopriamo che i due lunghi di Milano hanno preso, in media, 4.1 tiri da 2 a gara ciascuno. Un numero risibile rispetto ai 7.1 di Thompson e Vesely del Fenerbahce, ai 7 di Seraphine e Tomic del Barcellona, ai 6.1 di Dunston e Stimac dell’Efes o di Dubljevic e Pleiss del Valencia. Delle 10 scelte, nessuna ha «servito» meno di Milano, neanche il Bamberg di Radosevic e Musli (5.7). Il dato è ovviamente anche figlio di inesperienza, controllo del corpo e dei falli, ma comunque rilevante;

– Sistema difensivo. Se non ci fosse opportunità di scelta, il problema non si porrebbe neanche. Ma Simone Pianigiani può scegliere, avendo un roster molto profondo. Brescia è priva di Dario Hunt e inserisce un giocatore a «tutto tondo» in attacco come Bryce Cotton, elevatosi nelle ultime stagioni anche a tiratore in uscita dai blocchi. Simone Pianigiani opta così per aumentare la pressione difensiva (in Italia il gioco funziona, visto che nessuno concede poco come l’Olimpia) e accettare ogni cambio (dove i due pivot andrebbero in difficoltà). Un piano partita rispettato sino in fondo, panchinando nel momento caldo Arturas Gudaitis e concedendo solo 3’ a Marco Cusin.

Ovvio, il gioco alla fine non funziona. E non tanto, o solo, per la sconfitta in sè. Simone Pianigiani rinuncia ad un lungo per un piccolo, Jordan Theodore, che resta in campo solo 4’. Troppo pochi anche per sbagliare. Difensivamente, l’Olimpia concede i soliti 75 punti in 40’ (è 74.3 in stagione), ma non riesce a garantire la giusta aggressività sul perimetro, con Curtis Jerrells a stamparsi su ogni blocco, risultando nonostante la fisicità addirittura meno «di ingombro» del compagno Andrew Goudelock.

Il gioco, è valso la candela? E soprattutto, Milano può vincere lo scudetto senza Kaleb Tarczewski? E senza Jordan Theodore? E senza Vlado Micov? Sì, la coperta è corta, le scelte si devono fare, e nelle prossime settimane saranno sempre più pesanti.

Alessandro Luigi Maggi

13 thoughts on “Jordan Theodore per Kaleb Tarczewski. Dentro il piano partita di Simone Pianigiani a Montichiari

  1. A me pare che il signor Pianigiani abbia un concetto molto particolare di pallacanestro. Facendo riferimento a quella che conoscevo io, diciamo fino agli anni ’90, oserei azzardare che non ci capisce un tubo e si perde in esperimenti insensati. Senza dimenticare che la difesa “cambio sempre” è una totale idiozia, se giochi contro qualcuno che sappia un minimo di basket.

  2. Con tutto il rispetto, siamo nel 2018. Parlando di basket anni ’90, si rischia davvero di non capirci un tubo.

    1. Sarebbe sempre un upgrade rispetto a ciò che vediamo.
      A Brescia sono state effettuate scelte dalla panchina del tutto contrarie alla logica.

  3. Ottima analisi condivisibile. Imho ci sarebbe da approfondire solo la parte sul discorso dei pochi palloni giocabili per i lunghi, dato che (anche comprensibilmente) è una delle maggiori critiche che vengono mosse al nostro gioco da inizio stagione. Vero che vengono serviti poco, però c’è anche da considerare le loro caratteristiche. Tarzcewski ha un repertorio offensivo che si limita alla schiacciata o all’appoggio da sotto, le rare volte che prova qualche movimento mettendo palla a terra ne derivano spesso banali infrazioni di passi di partenza. Gudaitis già qualcosa meglio, ha mostrato talvolta anche qualche movimento fronte a canestro non banale per uno della sua stazza, però neanche lui ha range di tiro dalla media e in post il suo gioco sembra un po’ grezzo ed efficace solo in presenza di mismatch. Ci sono altri centri (pochi in realtà), come Fesenko in Italia o Dubljevic e Stimac citati nel post, che invece il gioco spalle a canestro lo padroneggiano benissimo, normale che rappresentino un’opzione offensiva più ricercata. I nostri probabilmente potrebbero essere serviti più spesso dopo la rollata o comunque in situazioni dinamiche di gioco, però (a oggi) rimangono attaccanti limitati.

    1. Sottolineare le “mancanze” dei due pivot di Milano, al netto della loro sostanziale crescita, è il perfetto esempio di ANALISI PROPOSITIVA. Ottimo Marco!

  4. A Brescia non abbiamo certo perso per la presenza di Theodore, ma nei 4 minuti che ha giocato, Theodore ha mostrato in un dettaglio chiarissimo, che ora cerco di farvi ricordare, perché la squadra in mano sua non è riuscita a costruirsi, e invece ha trovato personalità e ossatura in sua assenza.

    A un certo punto, molto presto dopo essere entrato in campo, Theodore, se avete notato, cerca di rubare palla al palleggiatore avversario, che andava verso sinistra, entrando col braccio sinistro teso e la spalla sinistra tutta in avanti.
    Un suo gesto classico. Molto pericoloso per la possibilità di essere chiamato in fallo, che per fortuna in questo caso non gli hanno chiamato.

    Te lo dicono dal minibasket di non cercare la palla, una delle prime regole che cercano di farti imparare.
    Perché chi cerca palla da ragazzo è un difensore pigro, che non si piega sulle gambe e non tiene l’attaccante. Una scorciatoia.
    Purtroppo questo è l’atteggiamento tipico di Theo in campo. Il castello difensivo comincia a cadere da lì, ma soprattutto, secondo me, i compagni smettono di sentirsi coinvolti in uno sforzo comune difensivo – (e con lui che non difende, si evidenzia come sotto una lente d’ingrandimento, l’inadeguatezza fisica di Goudelock).

    Non abbiamo perso per la presenza di Theo, ma abbiamo perso per l’assenza di Tarczewski.
    Lo dicono i 28 minuti che Pianigiani ha sentito necessario dare a Gudaitis – spremendolo al punto che poi non ha potuto giocare il finale.
    Per due ragioni: se pensi indispensabile avere in campo un centrone, allora perché hai lasciato via Tarc? E se pensi indispensabile giocare con un centrone, allora perché non gli fai arrivare la palla? Tanto più contro Brescia senza Hunt?

    Kuzminskas discute continuamente con Pianigiani e assistenti, dagli atteggiamenti che si possono vedere, sembra stizzito, come se loro non capissero qualcosa che lui cerca di fare vedere.
    Per quanto si possa giudicare da fuori, sembra un testa a testa tra due teste durissime. Ne soffriamo tutti. Speriamo che risolvano.
    Perché anche le poche volte che gioca da 3, sembra ora aver perso la lucidità, la visione di gioco dei primi giorni da noi, che era pari solo al grandissimo Micov.
    Come se gli avessero detto che da lui vogliono punti e attacchi al ferro, sempre e solo. Lui cerca di obbedire, ma non è veramente il suo.
    Anche secondo me renderebbe molto meglio come regista del secondo passaggio, come fa Micov, senza forzature di punti da dover mettere a referto.

    Chi escludere? Per me l’assenza di Theodore ha portato alla fioritura di Cinciarini, che a questo livello è più che ottimo, anzi è un piacere. In fluidità di gioco, ma anche di punti, in letture, in aprire l’area, e in difesa. E Jerrels segue.
    Perderemmo qualcosa in attacco al ferro, senza Theo, ma francamente Jerrels gli sta molto vicino.
    Quindi per me, ciao Theo…
    (ma so che per Pianigiani è il play titolare. PURTROPPO).

    1. tutto molto interessante, anche se nel tuo svolgimento non ho ben colto le attinenze con il pezzo in sè. Resta il nocciolo della questione, cui tu hai risposto. Fuori Theodore. E non ti preoccupare, oggi come oggi, ho grosse difficoltà a ritenere che JT sia ancora il play titolare di Milano

      1. Theodore se lo volevi riproporre andava fatto giocare con Brescia almeno 20′ a costo di perdere la gara che poi si è persa lo stesso.
        Portarsi come straniero JT, sacrificando un centro contro una squadra che presentava Ortner come unico 5, per non farlo praticamente giocare è stata la ciliegina sulla torta. Mi perplime il fatto poi che Pianigiani non venga mai attaccato dalla stampa in settimana oppure direttamente post gara.

    2. Se pensate che con Cinciarini play titolare si possa vincere uno scudetto secondo me vi state illudendo. Nei playoff calerà in tutte le stats e nelle letture. Se non si crede più in Theodore è bene spendere l’ultimo tesseramento per un play.

  5. Sottoscrivo: JT deve essere la riserva della riserva. E’ in po’ uno spreco, ma e’ cosi’. Kuzminskas va assolutamente valorizzato, creando un gioco che sfrutti le sue qualita’ offensive. E comunque va impiegato da tre piu’ che da quattro. I nostri lunghi non sono certo in possesso di molti movimenti da “pivot” ma, specie Gudaitis, sono in grado certamente di giocare qualche pallone in piu’ anche perche’ in lba hanno davvero pochi rivali in termini di prestanza e tonnellaggio.

    1. Ma è possibile che a Milano si debba sempre disegnare un gioco per qualcuno, e nessuno si debba disegnare per il gioco di Milano? Il problema sono i giochi per Kuzminskas, o la «caneta de veder» di Kuzminskas?

  6. JT mi spiace ma credo abbia concluso la sua esperienza (intendo quest’anno).
    Se vorranno riproporlo il prossimo va da se che lo spot di guardia vada ripensato, ad esser buoni.
    Per quanto critico verso chi gestisce il mercato, Kuz resta un “upgrade” pazzesco,un giocatore di livello assoluto e non averlo ancora inserito, coinvolto e “fatto sorridere” è una delle principali colpe, ad oggi, del comparto tecnico.
    Da qui, secondo me, passa il futuro prossimo di Milano.

  7. Vero: anche i giocatori devono adattarsi ma e’ soprattutto lo staff tecnico a dover far giocare la squadra per far rendere al meglio il materiale tecnico e unano che si ha a disposizione. Kuz lo terrei certamente anche per la prossima stagione.

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