La notte di RealOlimpiaMilano è una condanna all’elite, un inno alla classe operaia e un’assoluzione al Pianigiani della sala stampa

Non è tempo di pagelle, è tempo di riflessioni. In 8’ l’Olimpia passa da un Forum ribollente per la battaglia ad un -30. Ma non è questione di schizofrenia, è questione di un gruppo operaio, che in EuroLeague non ci può magari stare, ma combatte, e un gruppo elitàrio, che in EuroLeague può ben vivere, ma non compete. Che a vincere sia il Cska, e non la Stella Rossa, conta poco.

Gruppo operaio. Cinciarini, Bertans, Micov, Kuzminskas, Tarczewski. Dimentichiamo i valori individuali, stiamo sul presente e quel che era il passato di settembre. Cinciarini era nelle idee il terzo play, magari il quarto dall’arrivo di Jerrells. Bertans? Uno specialista, il cambio di Goudelock. Kuzminskas? E’ arrivato nel 2018. Tarczewski? Una promessa, nulla più. Micov a parte, nessuno elemento del quintetto prospettato ad inizio stagione. Eppure questo quintetto ha combattuto, e con un arbitraggio maggiormente “fedele” al gioco, avrebbe anche potuto toccare il vantaggio

Gruppo elitàrio. Jordan Theodore in tribuna dopo i problemi di Pistoia, ma comunque nel pieno di un’involuzione di leadership costante. Andrew Goudelock? 12’, con 0/1 al tiro, dopo aver chiarito con il coach frasi che solo lui non ha compreso. Arturas Gudaitis? L’influenza, devastante, al culmine di un declino fisico (perchè l’impegno non si discute) che agita seri dubbi sulla sua tenuta a medio-lungo termine in una stagione così dura. Curtis Jerrells? Totalmente avulso dal “noi”, incapace di essere interruttore di un’azione offensiva, una, di natura globale dal giorno del suo arrivo. Questi sono i nomi di un declino progressivo figlio non della mancanza di impegno, non dell’assenza di professionalità, ma di un panico da sconfitta che ha evidenziato la totale mancanza di fiducia nel compagno prossimo loro. Una palesazione di “nulla” che getta, in tal senso, cupe ombre sul futuro prossimo. Amath M’Baye? Nel mezzo del cammino tra i due gruppi, certamente emblema di discontinuità: di gara in gara, come nei 40’ stessi;

LeparolediPianigiani. Per una volta, parlo in prima persona (a quanto pare, nel nuovo giornalismo digitale non è più una bestemmia, anzi). In cinque anni in quella sala ho assistito a superiori “maniavantisimi” (Banchi), “giri di parole” (Repesa), “unghie sui vetri” (Scariolo). E non condanno, perchè ogni coach ha una sua realtà (ben più completa di chi sta fuori), una sua convenienza, un suo intreccio da proporre all’esterno (che può essere ben diverso dal romanzo che viene scritto negli spogliatoi). E’ solo una premessa. Il concetto è un altro. In una sorte di «montagna russa» verbale, dopo il ko con il Cska, Simone Pianigiani ha parlato di una squadra terrorizzata che crolla al primo soffio di vento contrario. E l’Olimpia è questa: una squadra terrorizzata che crolla al primo soffio di vento. Più chiaro di così? E poi. Simone Pianigiani ha parlato di un progetto a medio-lungo termine, che nel presente vuole gettare basi ma anche ottenere risultati. E l’Olimpia deve essere questo: una squadra nuova, che dunque si affaccia in Europa con la necessità di vincere in Italia. Più chiaro di così (al quadrato)?

Ps. La soluzione, per evitare il disastro, può trovarla solo Simone Pianigiani. Siamo a gennaio, che a giugno può sembrare un lontano ricordo. Ma anche settembre, oggi, è un lontano ricordo.

Alessandro Luigi Maggi

9 thoughts on “La notte di RealOlimpiaMilano è una condanna all’elite, un inno alla classe operaia e un’assoluzione al Pianigiani della sala stampa

  1. Disamina lucida e precisa, che personalmente – anche se non sono giornalista – condivido. Mi permetto di aggiungere che se il gruppo ancora non c’e’ una parte importante di responsabilita’ e’ certamente del coach. Giugno e’ lontano ma in Italia si deve vincere per forza ed anche in fretta (coppa Italia) e se il gruppo ci arriva disfatto non sara’ certamente facile. La scorsa stagione insegna… Buon basket

  2. Capisco peraltro la necessita’ di utilizzare Jerrels come play ieri, ma play non lo e’ mai stato, nemmeno al suo primo giro a Milano

    1. Infatti era a rischio taglio finché non è arrivato Hackett e a quel punto ha giocato più nel suo ruolo di guardia. Ad oggi, forse meglio provare un duo Cinciarini (Kalnietis?)/Jerrels che fissarsi su Theodore/Goudelock. Almeno nella prima coppia uno dei due la palla la passa…

      1. Non doveva essere il play titolare, ma di fatto era il cambio di Hackett. E sempre il play faceva. Condivido quel che poi dici, anche se Kalnietis per me è un prodotto scaduto.

    2. Ha fatto il play all’Hapoel, ed è finito nel primo quintetto di EuroCup. E’ ovvio che non sia un play che inventi dal passaggio, ma un giocatore più “moderno” che dovrebbe dare il là alle azioni. Cosa che, per ora, non sta facendo

      1. Immagino che all’Hapoel “girasse” in modo diverso, qui mi pare di no. E’ un giocatore che non darei mai via, perche’ da guardia puo’ cambiare rapidamente le partite. Ma l’Olimpia mi pare giri meglio con Theodore (fresco di mente) o il Cincia. Goudelock boh, che dire ?

      2. Ovvio che “girasse” in modo diverso. Ma direi che il p&r può essere buona soluzione per lui. Il problema è che non c’è insieme, e chi è al timone non è in grado di dare un insieme. Condivido che con Theo e Cincia sia altra cosa. Goudelock è un caso. Un caso innegabile.

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