Quel che resta del Fener: il non-Goudelock, il tweet di Theodore e le praterie del pitturato

Seconda sconfitta in due gare di EuroLeague per l’Olimpia Milano, piegata 86-92 dal Fenerbahce in un supplementare che dice 6-12. In fondo a tutto, tre punti da tenere d’occhio.

Tanto senza Goudelock. Milano segna 26 punti nel quarto quarto con i turchi. E’ il secondo parziale più proficuo di questa stagione, dopo i 30 del primo contro il Cska, con i 26 del primo contro Venezia nella finale di Supercoppa. Singolare che questo accada con 5’ e 0 punti di Goudelock, che peraltro tenta solo una conclusione dall’arco. Sono invece 9 per Dairis Bertans, che dopo 15’ in tre quarti ne raccoglie i 15’ restanti, dimostrandosi ben più di uno specialista. Il lettone, infatti, più che colpire dagli scarichi colpisce del palleggio, e merita lo stesso violino della guardia USA come di Jordan Theodore;

Jordan Theodore. 26’ con 13 punti, 2 rimbalzi e 7 assist. Trova due giocate decisive nel finale dei tempi regolamentari, poi per pochi millimetri manca due layup nel supplementare. Il tiro da 3 non è al momento una risorsa (0/2), ma ha personalità e polso della situazione, oltre che presenza nei momenti cardine del match. Credibile anche l’alternanza con Kalnietis, che nei restanti 13’ produce comunque un +2 di plus/minus. Se poi il tifoso va a dormire con un post simile, la dimensione dell’uomo acquisisce un grado ancor superiore…

 

Il pitturato. 16-32 il conto dei punti segnati nel pitturato a favore del Fenerbahce. Una problematica che l’Olimpia aveva palesato addirittura nell’amichevole di Cremona, per un sistema difensivo non particolarmente deficitario, ma comunque in grande difficoltà a reggere gli uno contro uno, e soprattutto a trovare aiuti una volta saltata la “prima linea”. In questo senso emblematico un canestro di Nicolò Melli nel finale dei tempi regolamentari, con un comodo attacco al ferro in palleggio partendo dall’arco. La spiegazione? Nessuno tra Tarczewski, Gudaitis, M’Baye e Jefferson ha verticalità da intimidatore. D’altronde, Patric Young è la vera porta scorrevole tra inferno e paradiso, e non solo in Europa…

Alessandro Luigi Maggi

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